ZU + ORNAMENTS + VALERIAN SWING + BENNETT, 28/7/2017
Osio Sopra (BG), Area Feste.
L’estate bergamasca, come del resto quella di molte altre città italiane, può essere descritta come uno stillicidio di feste di varia natura. Si va dalla generica e abusata festa della birra, si passa alla sagra della pietanza o dell’ingrediente che più si preferisce, e si sperimenta negli ambiti delle famigerate notti bianche, popolati da allestimenti estivi di locali più o meno in voga e negozi aperti “perché si deve”. Poi, per fortuna, c’è anche un altro tipo di festa, quella che cerca di portare all’aperto nomi diversi da quelli delle cover band, dei tributi più improbabili e degli artisti da talent in cerca di fatturazione estiva. A Osio Sopra, ad esempio, a due passi da Dalmine e quattro da Bergamo, Libera la Festa si è distinta in dieci anni di onorata attività, promuovendo sempre territorio, aggregazione e buona musica.
Quest’estate, per celebrare il decennale, l’offerta è stata quanto mai generosa, con ben quattro serate dedicate a proposte diverse. In particolare spiccava il venerdì: due palchi e una quaterna di nomi italiani che non potevano non suscitare interesse. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con Bergamo Sottosuolo, collettivo che da anni lavora gomito a gomito col meglio dell’underground nostrano, proponendo sempre eventi ben confezionati e di calibro importante: un applauso per chi rende tutto questo possibile è semplicemente doveroso.
I primi a calcare la scena sono i toscani Bennett: forti della carismatica presenza del loro frontman, rompono il ghiaccio con la loro miscela di stoner, punk rock e sludge, per certi versi ricordando alcune idee dei vecchi Torche, con uno screaming che, però, non permette mai alle canzoni di sconfinare in territori troppo melodici. Sempre in bilico tra lo scanzonato (non per niente il cantante era nei Disquieted By) e l’aggressività, sono un’ottima apertura.
Si cambia palco, da quello principale ci si sposta sotto il tendone della pizzeria, dove è stato allestito uno spazio molto più piccolo, sul quale, la sera prima, si erano esibiti i bergamaschissimi Sakee Sed in un doppio set estremamente vigoroso e divertente. Ora però attaccano i Valerian Swing. Il trio intesse trame intricate, progressive, animate da melodie di chitarra cui fanno da contrappunto la voce processata, suoni sintetizzati, campionati e a loro volta processati al momento, il tutto sorretto da una sezione ritmica che tenta divisioni mai scontate e per questo sorprendenti.
Nel frattempo il sole è definitivamente tramontato, l’area ristoro si va svuotando e l’affluenza si è fatta più corposa, giusto in tempo per l’inizio dell’esibizione degli Zu. Già dalle prime note di “Obsidian” si capisce che l’ensemble romano-svedese ha trovato un’intesa nuova e unica, un’affinità che permette di aggiungere all’esibizione quella naturalezza di cui sono capaci solo pochi gruppi. La scaletta è un alternarsi di brani tratti da Cortar Todo, Goodnight Civilization e Carboniferous, mai proposti pedissequamente uguali alla versione originale, bensì rivisti, rimodellati e talvolta ri-arrangiati su misura della nuova formazione. Il batterista Tomas Järmyr è indubbiamente entrato in perfetta sintonia con Pupillo e Mai, permettendo agli Zu di lanciarsi in tutta sicurezza in voli ritmici mozzafiato, tanto complessi e tecnicamente raffinati quanto d’impatto, naturali. A dimostrazione di quanto il gruppo sia affiatato, arriva, nella parte conclusiva del set una versione mastodontica di “Carbon”, in cui i tre si divertono a trovare delle sequenze ritmiche, delle frasi da spezzettare, rimasticare e riproporre di volta in volta con variazioni sul tema, assoli, provocazioni, alternando momenti di assalto sonoro a frangenti più ambient, ricchi dell’esperienza di Jhator.
Dopo un’esibizione-fiume, gli Zu lasciano la chiusura della serata agli Ornaments, a dire il vero un po’ sacrificati, in parte dal palco piccolo, in parte da una scaletta ridotta. “Pulse” e “Aer”, dal loro primo, eccellente lavoro Pneumologic, aprono la pista ad un assaggio delle composizioni del nuovo album, Drama, in cui la formula compositiva del gruppo trova conferma e sicurezza. Eleganza, intensità ritmica e un carisma crescente man mano che le composizioni si rivelano e raccontano la loro storia. Peccato per l’ora tarda che impone il termine dell’esibizione, un altro paio di brani non avrebbero assolutamente guastato.
Una serata di altissima qualità, premiata da una buona affluenza e “graziata” dal meteo, che ha retto giusto altre dodici ore prima di scatenare i diluvi. Rifacciamo un applauso fortissimo per l’organizzazione dell’associazione Libera la Testa (retta da volontari) e per Bergamo Sottosuolo: le belle realtà meritano di crescere e prosperare.