ZIPPO, Ode To Maximum
Recuperiamo oggi con qualche mese di ritardo la ristampa del debutto degli Zippo a opera della giovane Spikerot Records. Realizzato per la prima volta nel 2006 sotto forma di autoproduzione, Ode To The Maximum rappresenta il primo tassello di un percorso che ha visto la band arricchire sempre più il suo sound fino a diventare uno dei nomi di punta della scena stoner e heavy-psych nazionale, e non solo. In realtà, proprio per la natura mutevole e mai uguale a sé stessa della formula degli Zippo, la stessa definizione di stoner appare quanto mai stretta e ciò risulta vero anche nel caso di questo debutto, ricco di input e piccole deviazioni dal percorso che si staccano dagli stereotipi. Sin dal primo disco, quindi, il gruppo ha cercato di costruire un percorso non conforme e personale, vuoi per la duttilità della voce, vuoi per la voglia di contaminarsi con prog, grunge, psichedelia, doom e quant’altro.
Ode To Maximum, pur nel suo presentare l’eterogeneità e gli spigoli tipici di ogni opera prima, riesce a colpire nel segno e a farsi apprezzare proprio per la forza immaginifica di un suono che, tra vocals in inglese e lingua madre, sprazzi sabbathiani e digressioni jazzate, crescendo di chiara ispirazione post-metal e vortici onirici, cerca sempre di mantenere una sua cifra unitaria e di non farsi prendere troppo la mano dalla voglia di gettare altra carne sul fuoco. La ristampa su doppio vinile e cd, presentata con un nuovo artwork firmato da Davide Mancini e rimasterizzata da Tony Dallas Reed, contiene due bonus track e permette di recuperare un’interessante fotografia di ciò che ha portato negli anni gli Zippo a consolidare e affinare sempre più il loro linguaggio con gli album successivi (The Road To Knowledge, Maktub e l’ultimo After Us, uscito nel 2016 per l’inglese Apocalyptic Withcraft).
A distanza di tanto tempo si può affermare senza tema di smentite che in questo caso il buongiorno era chiaramente intuibile sin dal mattino e non stupisce che la formazione abbia guadagnato una posizione di tutto rispetto, tanto da togliersi ben più di una soddisfazione nel corso dei tredici anni che la separano da Ode To Maximum.