ZIPPO, Dave e Stonino
Gli Zippo hanno ridotto l’organico e serrato i ranghi, ma non hanno perso un briciolo dell’energia che da sempre si portano appresso. Al contrario, se possibile, appaiono oggi ancora più decisi e diretti, come un ariete puntato verso il bersaglio, svincolati da concept e da trame che ne imbriglino la corsa e, quindi, liberi di colpire a loro piacimento. Noi continuiamo a seguirli da vicino e non abbiamo perso una nuova occasione per metterli sotto torchio (le foto sono © Daniele Di Egidio).
Maktub risale a cinque anni fa. Vi siete presi un po’ di tempo per sfornare il seguito. Da cosa dipende un lasso di tempo così lungo? Perfezionismo o voglia di prendersela comoda e assaporare appieno il processo di composizione?
Dave (voce): Nessuna delle due cose. È stato il tempo necessario per capire la nuova direzione da prendere, soprattutto dopo la dipartita di Franz e la decisione di andare avanti con una sola chitarra. Abbiamo testato la band in formazione ridotta arrangiando i vecchi brani e proponendoli dal vivo anche in Europa, e la reazione del pubblico è stata unanime, quasi nessuno sentiva la mancanza di una seconda sei corde. Poi, come da tradizione Zippo, avevamo già dei nuovi pezzi in cantiere che però non ci convincevano abbastanza, per cui li abbiamo cestinati e abbiamo composto After Us solo una volta rimasti in quattro. In fondo cinque anni passano in fretta.
After Us è il vostro disco più diretto, duro e compatto. Essere rimasti in quattro ha portato un riassetto della band sia dal punto di vista compositivo che esecutivo? Ritenete che questo nuovo assetto abbia alterato gli equilibri interni e ridefinito anche i vostri rapporti personali?
Dave: Trovarsi con una chitarra in meno credo abbia contribuito a rendere il nostro sound più diretto e primordiale, grazie anche ad alcuni accorgimenti che sono stati adottati, quali il cambio d’accordatura e la scelta di una registrazione in presa diretta. I pezzi di After Us suonano dal vivo come sul disco. I nostri rapporti personali non credo siano cambiati più di tanto, ma prendere decisioni con una testa in meno è senza dubbio più semplice, considerando che le nostre visioni non sono sempre univoche.
After Us è il vostro primo album per l’inglese Apocalyptic Witchcraft. Com’è nato il rapporto con questa giovane etichetta? Credete che l’approccio di una label estera differisca rispetto al modo di muoversi delle etichette italiane?
Dave: Apocalyptic Witchcraft si è dimostrata interessata al nostro lavoro e tra le etichette che ci hanno risposto è stata quella ad offrire le condizioni migliori. L’idea di far parte di un roster internazionale ma non vastissimo ci ha spinti ad accettare la loro proposta. Al momento non credo ci siano distinzioni da fare tra label italiane ed estere, ad esempio ci sono molti esempi di italiane che lavorano bene. Tuttavia il compito più importante resta sempre nelle mani della band, ed è quello di suonare dal vivo.
Stonino ha curato nuovamente l’artwork, con il solito aiuto di Sergente. C’è un collegamento tra la copertina e il titolo? “After Us”, tra l’altro, calzerebbe a pennello come titolo per un film sci-fi.
Stonino (basso): L’artwork riprende il motivo dello scorrere del tempo, da un ipotetico passato a un ipotetico futuro. Il titolo del disco implica una dimensione temporale futura, questo potrebbe essere un collegamento.
A proposito di sci-fi, mi parlate del video di Low Song? Sembra quasi un chiaro omaggio a quel tipo di immaginario, avevate qualche precedente specifico in mente?
Stonino: Il video è stato realizzato da Emiliano Colantoni. L’ispirazione, da quello che ci ha detto, l’ha tratta da videogiochi (Another World ad esempio), anime giapponesi e cyberpunk in generale.
I vostri precedenti lavori, The Road to Knowledge e Maktub, erano dei concept album. After Us è fatto di canzoni slegate, cosa vi ha spinto in questa direzione?
Dave: Sì, i due lavori precedenti erano dei concept album e all’epoca ci piaceva molto l’idea di descrivere con suoni e parole le visioni generate dal libro e dalla storia che volevamo trattare, nello specifico “Gli insegnamenti di Don Juan” per The Road To Knowledge e “L’Alchimista” per Maktub. Per After Us volevamo essere liberi da vincoli, volevamo dare sfogo alla nostra indole meno cervellotica e parlare di ciò che conosciamo meglio, noi e ciò che ci circonda.
Com’è stato lavorare con Toshi Kasai? Vi è stato consigliato dai vostri corregionali Marigold?
Dave: Esatto, per la prima volta eravamo alla ricerca di una persona esterna a cui affidare l’intero processo di mixing e mastering, e sotto consiglio di Marco Campitelli (The Marigold, Oslo Tapes) siamo entrati in contatto con Toshi. Lui ha preso il nostro suono, lo ha assimilato e successivamente manipolato a suo gusto senza snaturarlo. Siamo molto soddisfatti del risultato finale.
Cammina tante strade, ritorna alla tua casa, e vedi ogni cosa come se fosse la prima volta. “Familiar Roads” è dedicata alla vita on the road, che nel vostro caso significa organizzare un tour in ottica DIY. Non vi stancherete mai di questa vita?
Dave: “Familiar Roads” è un elogio alla vita on the road, al ripercorrere le stesse strade col sole e con la neve, al rincontrare band con cui avevi suonato otto anni prima e trovare che da entrambi le parti nulla è cambiato, a parte qualche pelo bianco in più e più storie da raccontare. È un brano che significa molto per noi e per me in particolare, devi sapere che sono spesso in giro come driver anche per altre band, quindi i chilometri li macino tutto l’anno, non solo quando sono in giro con Zippo o Shores Of Null. In quanto alla tua ultima domanda, ne riparliamo alla prossima intervista.
Nel 2014 avete festeggiato dieci anni di Zippo. È ancora presto per fare un bilancio?
Dave: Bilancio di questo primo decennio? È difficile farlo dall’interno, per noi l’impressione è sempre quella di raccogliere molto meno di ciò che seminiamo. Siamo quattro ragazzi provenienti da Pescara e zone limitrofe, abbiamo creduto in questa sfida nonostante vedessimo costantemente il vuoto intorno a noi. In questo vuoto siamo stati salvati dalla musica, che tuttora non ci dà da mangiare, ma riesce a suo modo a dare soddisfazioni. Ti rispondo con una citazione dalla nostra “Ask Yourself A Question”: Roads are all the same, some go through the woods, some penetrate the woods, but all of them lead nowhere.
Prossimi passi o progetti già in lavorazione?
Siamo appena tornati dal tour europeo e siamo stati accolti molto bene. Un nuovo disco potrebbe essere nei piani, ma per il momento è troppo prematuro parlarne.