ZIPPO, After Us
Gli Zippo arrivano al quarto disco con la firma per l’inglese Apocalyptic Witchcraft e soprattutto con la formazione ridotta a quattro elementi, ma non sembrano per nulla spaventati dal dover gestire la macchina con una chitarra in meno. Al contrario, sfruttano l’occasione per indirizzare il proprio sound verso una forma più snella e diretta. Così, After Us appare come un lavoro più giocato sulle canzoni e sul riffing, in qualche modo più focalizzato sulle radici stoner degli Zippo che non sulla deriva “post” o sperimentale che si rintracciava tra le pieghe dei precedenti album. Questa politica del “less is more” permette al songwriting di colpire con efficacia l’ascoltatore e consente ai brani di ficcarsi in mente sin dal primo ascolto, benché potrebbe lasciare qualche dubbio (almeno inizialmente) in chi ha sempre apprezzato proprio l’amalgama tra due modi di sentire in qualche modo antitetici che segnava il vecchio corso. Non serve però troppo tempo per comprendere come l’anima della band pescarese sia ancora presente in tutte le sue sfaccettature (si vedano ad esempio le dinamiche nella seconda metà, a finire con la trascinante “The Leftovers”) e la cura nei dettagli resti una caratteristica sempre ben in evidenza: ciò che è cambiato è piuttosto il modo in cui questi elementi vengono utilizzati per dare forza d’urto alle otto tracce del nuovo disco. Lo scorrere dei minuti porta con sé l’evidente convinzione che gli Zippo abbiano saputo far tesoro del lungo percorso iniziato ben dodici anni fa per raggiungere maturità e confidenza nei propri mezzi, caratteristiche che permettono loro di costruire brani a fuoco anche quando giocano a carte scoperte con i rimandi ai propri numi tutelari, siano essi Kyuss, Fu Manchu, Alice In Chains, Soundgarden… Del resto, risulta difficile cercare punti deboli che non risiedano proprio nell’onestà con cui la band dichiara il suo amore per certi generi, vista anche la capacità di rielaborarli alla luce di una personalità di prima grandezza. Un’ottima risposta al cambio di equilibri interni, non era scontato.
Tracklist
01. Low Song
02. After Us
03. Comatose
04. Familiar Roads
05. Adrift (Yet Alive)
06. Stage 6
07. Summer Black
08. The Leftovers