IN ZAIRE, Visions Of The Age To Come
Il nuovo lavoro degli In Zaire si ispira nel titolo a Carl Gustav Jung e alle sue visioni: nella sostanza è un disco che esce parecchio dagli schemi consolidati, tentando di sdoganare all’interno del panorama underground italiano stilemi inconsueti. Un’operazione in qualche maniera simile a quella portata avanti qualche tempo fa – sempre in ambito italian occult psychedelia, sempre su etichetta Sound Of Cobra – dalla Squadra Omega con Altri Occhi Ci Guardano: lì il discorso si arricchiva di venature progressive, tendeva ad arzigogolare e a innervosirsi in velato ossequio a quel certo suono italiano.
Gli In Zaire invece sembrano molto più scopertamente abbracciare sonorità hard rock anni Settanta, spingendosi fino all’heavy metal del decennio successivo (Iron Maiden et similia): fill di batteria dispensati con una certa prodigalità, Pilia che indulge voluttuosamente all’assolo, scale terzinate che fanno capolino appunto dagli Ottanta metallari. Un’operazione rischiosa, tutta sul filo del fuorigioco, ma che possiamo considerare più che godibile, riuscita nella sua evidente brama di esplorare territori ormai poco battuti. Sebbene gli spunti afrocentrici sembrino diminuire drasticamente, essendo in prevalenza rinvenibili giusto nei tribalismi ritmici del brano di apertura, il suono della band rimane comunque riconoscibile nella forma di cavalcate cosmiche che si rifanno qui più agli Hawkwind che – come in White Sun, Black Sun – alla psichedelia a cavallo fra Ottanta e Novanta, quella dei Loop, per capirci. La già collaudata attitudine al viaggio si espande ulteriormente, si colora di linee vocali perfettamente inserite nella narrazione e viene declinata con inedita e divertita vigoria, con un Rocchetti che funge un po’ da genio guastatori (provvedendo a intaccare la monoliticità del progetto) e un po’ da genio pontieri (cioè da collegamento con quanto fatto sentire finora dal suo gruppo). Visions Of The Age To Come sembra spuntarla nello sposare stili e generi diversi all’immaginario sonoro degli In Zaire, in un continuo andirivieni fra un passato visionario e un futuro di cui si ha già nostalgia.