YVES TUMOR, Serpent Music
Sembra piuttosto giovane Yves Tumor, vero nome Sean Bowie. Americano, sodale di Mykki Blanco, nel 2015 ha fatto uscire un lavoro in digitale col nome di Bekelé Berhanu per la berlinese Janus, poi è riuscito a registrare Serpent Music tra gli Stati Uniti e l’Europa. La PAN, etichetta di Valerio Tricoli, Helm, Lee Gamble e altri su questi livelli, non se l’è fatto sfuggire: ha architettato con lui una copertina tra il camp e il sublime (la foto è del tedesco Daniel Sannwald, del cui lavoro in passato si sono avvalsi anche M.I.A. e Kelela) a corredo di un contenuto non da meno, oltretutto forte del mastering di Rashad Becker.
Al primo giro sembra di sentire Prince rapito dagli alieni che dà loro lezioni di musica, mescolando le carte stilistiche da mago provetto (la suadente “The Feeling When You Walk Away”, qui immaginatevi pure uno Stevie Wonder più imberbe perso nel cosmo…). Poi il tribalismo in forma di cocktail speziato di “Role In Creation” fa venire in mente il James Ferraro più frivolo, la bossa super-accelerata di “Dajjal” vi dà alla testa e le sincopi hip-hop/harsh-noise di “Seed” vi confondono le idee, mentre la sporca “Serpent II” pare una marcetta livida e funesta. Insomma avrete capito che abbiamo a che fare con un musicista che ha fantasia da vendere, tanto che riesce a campionare lo scorrere dell’acqua e a farlo diventare la base per l’ultima, stranissima traccia, “Perdition”.
Va detto che Serpent Music sembra pure troppo perfetto, quasi studiato a tavolino: nome da urlo, titolo non da meno, melting pot musicale ai massimi livelli, come si conviene in questi tempi digitali, però l’insieme funziona eccome. Anche se non dovessimo più avere sue notizie in futuro, se non lo avete ascoltato sappiate che vi siete persi uno degli album più interessanti dell’anno.