YURODIVY, Aphos

Da Strasburgo, Francia, giungono I Yurodivy, dediti a un caotico post-hardcore in salsa screamo. Sgombro il campo subito da facili entusiasmi: sono un gruppo che non ha nulla di originale e che suona un genere che nel corso degli anni è stato sviscerato in lungo e in largo. Però sono onesti. Il loro suono è del filone Botch, anche se non hanno né la classe né l’ispirazione del leggendario combo made in Hydra Head Records. Tecnicamente dimostrano di capirne: i brani sono costruiti ed eseguiti molto bene, i riff sono malati al punto giusto e in generale c’è quel clima di dissonanza e sconnessione che è fondamentale in questo tipo di sound. La voce è un urlo di disperazione, quasi volesse uscire da una gabbia spezzando le catene che la imprigiona. Ma è anche in grado di prodursi in tonalità più soft, quasi parlata, contribuendo a innalzare il livello di urgenza espressiva che il gruppo vuol sprigionare. Come scrivevo più sopra, musicalmente il tutto è ottimamente bilanciato. I riff sono molto precisi ed emergono con grande forza e vigore da un tessuto musicale imperniato sul chaos. La sezione ritmica è il vero motore del tutto: governa in maniera instancabile una materia sonica che si contorce in spasmi costanti e furenti, dimostrando una grande coesione d’insieme.

In conclusione siamo di fronte a un gruppo che ci sa fare, assolutamente non innovativo, ma che – se saprà giocarsi bene le sue carte – qualche soddisfazione potrà benissimo togliersela…