XIU XIU, Ignore Grief
Gli Xiu Xiu non sono semplici, per fortuna.
Ogni loro album è un oggetto d’arte a sé, fatto per parlare una lingua all’inizio sconosciuta, che diventa comprensibile e poi familiare solo dopo numerosi ascolti, il più attenti e dedicati possibile. Ascolti con i testi alla mano, profondi, non di quelli che si fanno in metropolitana dopo una lunga giornata di lavoro, ascolti che ti fanno sentire scomodo.
È proprio questa costante richiesta rivolta a noi ascoltatori una delle prerogative più interessanti degli Xiu Xiu: ogni volta ci chiedono di accettare di stare scomodi, di farci attraversare non una ma più volte dall’esperienza, e solo dopo di concludere se faccia o non faccia per noi. Non una catarsi, e questo lo dichiara anche Jamie Stewart, una delle tre anime di questo disco (le altre sono Angela Seo e David Kendrick), bensì un rituale per armonizzare i traumi più orribili costruendoci intorno un contesto sonoro, suonandoci sopra fino a ridurne il carico.
Ignore Grief è monolitico, nonostante sia stato costruito secondo due stili paralleli e affidato alle due voci, diversissime, di Angela Seo e Jamie Stewart. Vi si parla di suicidi, di omicidi, di dipendenze e infanzie violate, utilizzando una canalizzazione quasi ossessiva e per questo molto interessante delle idee musicali. Tutti i pezzi cantati da Seo sono infatti di matrice industrial, pur tradendo una (dichiarata) origine ispirata alla techno, quelli di Stewart, invece, abitano i codici della classica contemporanea: da qui non ci si muove, nessuna concessione. Due stili che sfociano in due flussi di racconto, uno reale ed estremamente personale, e uno di finzione, ispirato alle “teen tragedy” degli anni Cinquanta, due mondi che si fondono in un unico blocco che ci sfonda come un sasso lanciato da un cavalcavia.
Tutti drammi inascoltati, tutte storie senza lieto fine, cose che starebbero bene in un film horror, frasi che colpiscono al primo ascolto e ci fanno scendere nel profondo delle anime di tutti i protagonisti senza mai una parola di troppo, anzi, usandone il meno possibile, evocando il male con uno strumentario fatto di synth, urla e percussioni ossessive.
Ignore Grief è una lunga seduta spiritica comprensibile solo lasciandoci scivolare nel buio, affidandoci alla mano di chi ci chiama, dall’altra parte, per raccontarci la sua storia.