XIBALBA, Hasta La Muerte
La Southern Lord, una delle principali etichette di ambito doom del globo, ha di recente deciso di allargare un po’ il giro, mettendo sotto contratto alcune band che non rientrano propriamente nel genere, ma che provengono da altrove: una di queste sono gli Xibalba. Da non confondersi con l’omonimo gruppo black metal messicano, questi cinque californiani suonano un hardcore roccioso e lento, che flirta senza problemi con lo sludge o anche con qualche forma primordiale di death metal. Prendete i Crowbar, immaginateli a mezza velocità, con i riff molto più pesanti e con la voce molto più riconducibile al NYHC metalloso di questi anni, ed ecco che avrete il sound di questo ultimo full length, Hasta La Muerte. Con queste premesse, tutto si può dire tranne che agli Xibalba manchi l’inventiva, anzi: sembra di aver davanti qualcosa di davvero valido. In parte è difficile pensarla in maniera diversa, poiché almeno per il momento non ci sono tante altre band così difficilmente inquadrabili in un singolo genere e ogni etichetta sembra proprio star loro stretta. Però, al contempo, i cinque di Pomona non hanno ancora dato il meglio, almeno in sede di registrazione. Il loro essere monolitici li rende spesso monotoni, sia per quanto riguarda la struttura delle canzoni, sia soprattutto per il cantato, troppo monocorde e a tratti anche abbastanza inespressivo. I riff, sebbene non brillino per originalità, non sono affatto male e a volte hanno anche un groove, ma questo purtroppo rimane solo potenziale: il problema degli Xibalba è il non essere capaci a dosare la lentezza, che, come la velocità, può risultare spesso stancante. In più di un pezzo gli spunti per una “hit” sono molti, ma c’è sempre qualcosa che non emoziona, che finisce per non colpire l’ascoltatore. Forse questo lavoro andrebbe visto nell’ottica non di un disco hc normale, ma in quella di un’uscita Southern Lord, che per forza di cose deve differenziarsi dal resto del mercato. Però, anche vedendola in questo modo, i fan dell’etichetta statunitense troveranno molto più interessanti altre uscite passate rispetto a questo disco un po’ mediocre, che – nonostante in America stia raccogliendo molti consensi – qui da noi è passato proprio inosservato. Dopo averlo ascoltato con attenzione capiamo anche il perché.