XAYDE, 1000 Anime
Sono in due. Sara K.O. Fontana: voce, chitarra, una parte dei testi. Dario Arrighi: drum machine, synth e chitarre (più il testo della traccia che dà il titolo all’album). I pezzi sono elementari, a istinto mi vien da dire 50% per scelta – 50% perché non c’era scelta: posto che la descrizione vale quel che vale, perché secondo me loro due farebbero quello che fanno anche potendo usare solo segnali di fumo, se uno ha presente quanto sembra ingenuo il primo di Marilyn Manson rispetto al secondo, mi capisce se scrivo che 1000 Anime come sound pare il demo casalingo di Portrait Of An American Family. Fontana ci cantilena sopra con leggero accento meloniano, ma le parole – anche queste a volte troppo naif – sono da leader di Fratellastri d’Italia, specie quelle dell’onestissima “Ninna Nanna Estiva” (forse perché delle stesse parti, forse perché i difetti sono gli stessi, ascoltandoli ho pensato spesso agli Aquefrigide) e di “Sottomare”.
A suo modo questo è un disco megapunk, crudo come le cassette che provavano a fare i nostri amici in provincia prima che fosse tutto più semplice e a portata di mano. E di provincia e periferia sa dall’inizio alla fine, non necessariamente in senso dispregiativo, ma nel senso di svantaggiato, inevitabilmente emarginato e fuori dai giri, senza sbocchi: “Tivù Industriale”, ad esempio, fa pensare ai tanti che hanno (avevano?) solo la cara, vecchia, sconfortante tv in chiaro per affacciarsi sul mondo. Per non parlare di “Storia Di Una Notte”, che mi costringe ad ammettere che 1000 Anime mi dice cose che non voglio sentire, perché io voglio restare sano, salvo e attaccato ai miei tre-quattro microprivilegi, e questa è la sua grande forza.