X-MARY, Luca
Luca (chitarra) risponde alle nostre curiosità e, di fatto, conferma che dietro agli X-Mary non ci sono solo atteggiamento guascone e spiccato amore per il rock demenziale. Le cose vanno fatte per bene insomma, e le sue risposte lo confermano, ma c’è spazio pure per una chicca finale. Dopo aver letto l’intervista cercateli assolutamente, su disco ma soprattutto dal vivo. Ve lo garantiamo, sono ancora meglio.
La copertina di “Green Tuba” cela forse la vostra natura di circensi della musica rock italiana. Siete timidi?
Luca: Sì.
“Tiziano Iron” è un omaggio/sberleffo al famoso cantante fresco di outing?
Sberleffo mai e poi mai, omaggio non proprio, è la classica cazzata da autogrill. Mentre andavamo in Puglia a registrare il disco ci fermiamo a fare pipì e a fumare una sigaretta, dalla filodiffusione parte un pezzo di TZN, qualcuno chiede «Chi è questo che canta?», qualcun altro risponde «Tiziano Iron». Visto che la canzone non ha un testo abbiamo deciso di appiopparglielo come titolo.
Come si sentono gli X-Mary in mezzo ai numerosi gruppi che affollano il panorama italiano?
Comodi. Siamo timidi ma anche a nostro agio con tutti, e siamo gente educata che si fa i fatti suoi.
Voi fate parte di un immaginario cerchio dove risiede la crème del pop di questo paese: mi vengono in mente Klippa Kloppa, I Camillas (rivisitate la loro “Picante”) e Chewingum. Vi riconoscete in questa considerazione? Apprezzate qualche altro artista a voi affine, anche straniero?
Citi persone – prima che suonatori – a cui siamo molto, molto legati e affezionati, anzi cogliamo l’occasione per mandare un saluto e un bacio ai Klippa Kloppa, ai Camillas e ai Chewingum. Negli anni abbiamo stretto rapporti d’amicizia e di collaborazione artistico-gastronomica (perché l’amico vero si vede nel momento in cui va deciso dove andare a mangiare) con tanti altri, così su due piedi citerei Mister Brace, Dadamatto, Gioacchino Turù, gli Ebrei, i Morkobot che sono nostri vicini di casa e poi cento altri, compresi – anzi, a maggior ragione – quelli che ci organizzano i concerti. Comunque, ribadisco, le affinità le cerchiamo non tanto nell’Arte o in quello che si suona quanto a margine, quando si tratta di chiacchierare, bere, mangiare e chiedere se qualcuno ha da accendere.
Riascoltando i dischi precedenti mi viene da pensare che il vostro sia un discorso più che coerente, che abbiate le idee chiare, insomma. Mai pensato di usare solo l’elettronica? Magari di remixare anche alcuni pezzi?
I nostri dischi pullulano di strumenti elettronici, ci sono tastiere e synth che per evidenti motivi non ci portiamo dal vivo (tranne che nella settimana di concerti appena conclusa, durante la quale il nostro fonico-produttore “Gagisto” Magistrali è venuto a fare il tastierista). L’elettronica tout court ci piace, ma per il momento non abbiamo ancora deciso di fare un disco usando soltanto la pianola e la drum machine. Il remix è un sogno che per pigrizia e ignavia non abbiamo ancora realizzato, ci dimentichiamo sempre di esportare i pezzi traccia per traccia, e quando ci torna la voglia non troviamo più gli hard disk (perché usiamo l’elettronica anche per registrare).
È interessante notare come alcune vostre cose si avvicinano alla migliore tradizione della canzone italiana, quella di gente avvezza alla composizione come Elio E Le Storie Tese o, tornando indietro nel tempo, anche dei mitici Squallor.
In realtà i nostri punti di riferimento sono altri, tra i cosiddetti “demenziali” preferiamo gli Skiantos per evidenti ragioni di punkitudine e per l’uso consapevole e lucido, nella sua sregolatezza, che facevano del grottesco. Quanto alla musica leggera italiana, ti sparo i nomi di Luca Carboni, Stadio, Lucio Dalla, Alberto Radius, il Festival di Sanremo dal 1978 al 1995, i pezzi grossi come Mina e Battisti, i grandi autori come Lavezzi o Bella, e tanti tanti altri.
Qual è la vostra idea riguardo al download (illegale o meno) nella musica odierna? Riuscite a vendere abbastanza copie dei vostri lavori o pensate di essere sostanzialmente una band da palco?
Siamo una band da palco ma ci piace anche rifinire bene quello che registriamo (vedi sopra riguardo alle tastiere ed estendi anche a fiati, percussioni, cori, produzione artistica). E grazie all’essere una band da palco riusciamo anche a vendere i dischi, che per un gruppo piccolo quale noi siamo è possibile giusto nei circuiti porta-a-porta delle etichette indipendenti e nei locali, a fine concerto. Ultimamente ce la stiamo cavando bene anche con Bandcamp, e in generale con i metodi di vendita dal produttore al consumatore. Il download illegale ormai tra gli ascoltatori è una consuetudine, non lo incoraggiamo ma non ci infastidisce: per un pesce piccolo può essere comunque un vantaggio, perché c’è gente che magari ti scopre per caso su YouTube o ascoltando gratis il tuo disco, e se vali davvero finisce che viene a vederti suonare e si compra tutta la discografia in un colpo solo.
Parliamo del processo di composizione: come e quando nasce e lo mettete in pratica.
Quelle cinque-sei volte all’anno che ci viene voglia di fare le prove improvvisiamo per due-tre ore, teniamo il buono e scartiamo il cattivo. Ultimamente abbiamo preso la buona abitudine di registrare le prove, così ci ricordiamo i pezzi anche il giorno dopo. C’è almeno una quarantina di canzoni andate perse semplicemente perché i neuroni ci hanno traditi. Tutto comunque sta nell’immediatezza, se un pezzo ci viene subito lo teniamo, se ci tocca lavorarci per più di mezz’ora ha qualcosa che non va. E nel non fare quasi mai le prove credo stia anche il segreto della nostra longevità.
Continua il sodalizio con Fabio Magistrali dietro la consolle…
Anche in questo caso si tratta ormai di un legame umano forte che si traduce in una collaborazione artistica con degli intenti precisi, da semplice fonico Fabio è diventato a tutti gli effetti un membro del gruppo nonché produttore tout court che, specie in “Green Tuba”, ha seguito passo dopo passo la nascita dei pezzi e la crescita del disco, dall’ultima prova in saletta al mastering. Poi è venuto pure a suonare con noi, come dicevo prima.
Secondo me si sente che adorate cose come il punk ma anche il metal, o sbaglio?
Beh, alla fine siamo un gruppo punk, quindi punk sì, metal niente in contrario ma penso sia la musica che ascoltiamo di meno, tutt’al più hardcore o roba più ibrida, tipo sludge, psichedelia da trip bruttissimo e via dicendo.
Un’altra curiosità, se è lecito: quali lavori svolgete per “campare”?
Lavoriamo nel sociale, non lavoriamo, lavoriamo con le lingue.
Salutate i lettori di The New Noise (anche una pernacchia va bene, purché sia d’autore)…