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X-MARY, Green Tuba

Green Tuba

Spavaldi & divertenti.

Il gruppo lombardo ha una qualità più unica che rara: va per la propria strada senza curarsi troppo di quello che succede attorno. Almeno, questa è la prima sensazione che abbiamo, visto come si destreggia in trame pop con innata naiveté, un po’ come quando si va al circo da piccoli e si immaginano con naturalezza donne barbute, panciuti mangiafuoco e animali tropicali.

Green Tuba è lavoro (il sesto) che conferma quanto di buono già fatto negli ultimi dieci anni almeno. “Solo Mattia Mi Dà” è rock nerboruto della migliore scuola hardcore (come pure l’incedere metallico della breve “Ratos De Porao”). Pensate per un istante ai Minutemen catapultati nella provincia milanese, “Tiziano Iron” e “Pasticciotti” sono sintomatiche a riguardo. Ma è tutto il disco ad avere un tiro ganzo (co-produce Fabio Magistrali) come in “Gigia, Il Cane Di Cristiano, Si È Persa Nel Bosco Del Castello”, che è un pastiche all’apparenza ebete di ardite scale chitarristiche accompagnate dalla voce di Scisci. Il rock circense di “La Rivista” starebbe benissimo in una festa studentesca, ma in una dove si palesassero ignoti adulti con indosso maschere weird. A noi gli X-Mary piacciono perché sono cosi come li ascoltate: schietti e senza troppe pretese, sempre pronti a far festa con ironia, e con la consapevolezza di saper scrivere anche buone canzoni.

Difficile scindere i pezzi l’uno dall’altro: è tutto un continuo imperversare della mente fantasiosa degli autori. “Badula” è un divertissement cow-punk al sapor di Morricone con gli ottoni della Banda Roncati (decisiva anche in “Mi Sento Solo”) che suonano che è un piacere. “Patatracco” spiega onomatopeico come si possono perdere gli ultimi soldi rimasti al gioco d’azzardo: apice del disco per chi scrive insieme a “Racconti Dell’Africa Nera”, quest’ultima una degna prova del compianto Lucio Dalla, che dimentica per un po’ l’amata opera e si butta a peso morto nell’exotica vintage. Ci sarebbe poi il crooning bestiale di “Io Amo Te”, canzone paranoide che davvero sembra arrivare da un altro mondo. Ma lasciamo a voi il compito di continuare a scoprire un lavoro complesso come questo, ricco di sfumature e giochi colorati sempre al limite del calembour stilistico. Gli X-Mary, dunque, fanno il loro dovere su disco; e pure vederli dal vivo, credeteci, è un’esperienza unica.