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WOWS, Ver Sacrum

WOWS, Ver Sacrum

Mai come in questi giorni l’uomo moderno si è ritrovato a fare i conti con la propria fragilità e le proprie illusioni. In momenti come questo riusciamo infatti a percepire quanto la vita sia un’esperienza effimera, i traguardi a noi imposti dalla società irrilevanti, i nostri ritmi quotidiani privi di significato, e a prendere coscienza del fatto che siamo da tempo in cammino verso il disastro.

Ver Sacrum, nuovo album degli Wows, è una rappresentazione di questa corsa verso il baratro nel cuore della notte più buia. Questo nuovo capitolo arriva a distanza di quasi cinque anni dalle suggestioni messianiche di Aion, la miscela monolitica di post-metal, doom atmosferico e reminescenze dei Tool che aveva portato il gruppo veronese ad affermarsi come una delle realtà più apprezzate e originali dell’underground italiano. Il lungo intervallo tra le due uscite è comprensibile, in quanto il concepimento di questo disco dev’essere stato particolarmente laborioso: la band non ha infatti mai nascosto la volontà di sperimentare sempre nuove soluzioni e andare oltre i propri limiti. Ver Sacrum è il frutto di questa mentalità, e non a caso il titolo si ispira al rituale pre-romano per cui i bambini nati in primavera venivano destinati a emigrare una volta raggiunta l’età adulta allo scopo di fondare nuovi insediamenti. Inoltriamoci dunque nei nuovi territori esplorati dagli Wows.

Dopo le note decadenti di piano di “Elysium”, “Mythras” ci arriva in faccia come un pugno: se da un lato le atmosfere cupe e introspettive di Aion sono rimaste il marchio di fabbrica del gruppo, il sound si fa invece più rabbioso e selvaggio, quasi a voler dar sfogo a quella furia che nel capitolo precedente era trattenuta a stento. Percussioni tribali e arpeggi ipnotici hanno ceduto lo spazio a blast-beat, chitarre massicce e synth tellurici, mentre il basso granitico di Pierluca scava dentro di noi e Paolo alla voce non si risparmia.

Le devastazioni di “Mythras” ci lasciano pesti e sanguinanti, ma gli accordi malinconici e il cantato liturgico di “Vacuum” giungono in nostro soccorso. Per trovare una via di fuga dall’abisso in cui siamo precipitati, non resta che aggrapparsi ai fugaci bagliori che si manifestano nelle trame di “Lux Æterna”, pezzo che cresce progressivamente d’intensità  e sfocia in “Resurrecturis”, brano in cui ritroviamo la vecchia anima degli Wows fatta di brusche variazioni dinamiche e sensazioni contrastanti fuse insieme: violenza ed introspezione, luce ed ombra, sconforto e speranza.

Ver Sacrum ci mostra i paesaggi sconvolti e gli inverni post-apocalittici che minacciano i possibili futuri dell’umanità, catastrofi al confronto delle quali la situazione attuale, per quanto drammatica, sembra ben poca cosa. Il fuoco che arde in questo album illumina la strada, permettendoci di distinguere ciò che ci attende: sta a noi decidere se proseguire verso la voragine o prendere un sentiero di rinnovamento.