WOLVSERPENT, Perigaea Antahkarana
I lavori precedenti di questo duo statunitense non avevano lasciato un’impressione molto positiva, dato che tanto Blood Seed quanto Gathering Strengths (raccolta del materiale registrato con il nome Pussygutt) risultavano inutilmente prolissi nella loro pretese atmosferiche e per niente incisivi quando la situazione si faceva più pesante.
Con questo nuovo album i Wolvserpent dimostrano di aver raggiunto una situazione di maggior fluidità compositiva, in cui si sono superate almeno in parte quelle difficoltà che li hanno ostacolati nel passato, ma continuano in ogni caso a rimanere lontani da una forma che sappia rivelarsi davvero convincente. Perigaea Antahkarana è il disco che li porta sotto Relapse, ottantacinque minuti di drone doom metal dai connotati fin troppo ripuliti, che fatica a tracciare un’identità solida e dettagliata, qualcosa che parte con delle buone intenzioni ma viene risolto malamente. Non c’è marciume, non c’è grip, tutto scivola senza riuscire a imprimere un segno profondo: “Within The Light Of Fire”, ad esempio, è un brano ben cadenzato con dei suoni apprezzabili anche se già sentiti, ma il cambio di marcia al suo interno dimostra che la band non è del tutto capace di costruire quei movimenti che siamo soliti trovare nelle composizioni di questa portata, così come la lungaggine orchestrale di “In Mirrors Of Water” palesa il tentativo (fallito) di non sembrare i soliti metallari che hanno scoperto tastiere e violini senza sapere in quale direzione procedere. Qualche spunto interessante lo si può percepire, e certi passaggi si scoprono anche incoraggianti, ma nel complesso questo disco rimane sommerso da una mediocrità non trascurabile.