WHITE HILLS + MARTIN BISI w/ band, 17/11/2019
Loreto (AN), Circolo Culturale Reasonanz. Foto per cortesia di Carlo Pierpaoli.
Non capita tutti i giorni di incontrare e vedere in azione due nomi come White Hills e il produttore Martin Bisi, tra l’altro co-curatore dell’edizione del Transmission appena conclusasi e sul quale ci siamo soffermati più volte anche di recente. Un dato di fatto che sembrano aver colto anche gli avventori del Reasonanz, vista l’affluenza copiosa nonostante si trattasse di una domenica sera, tra l’altro con inizio ad orario da aperitivo o quasi, segno che – almeno ogni tanto – se si semina e coltiva con cura si possono anche raccogliere buoni risultati.
Da parte mia, ammetto che stasera la curiosità è puntata tutta su Martin, uomo dietro ad alcuni dei dischi e degli artisti fondamentali per la mia crescita, che dal vivo offre un set vicino per atmosfere a quanto si può ascoltare sui due volumi di BC35 usciti per Bronson Recordings, ovverosia un incontro tra noise, industrial e persino qualche riflesso post-punk filtrati e corretti dalle mani del maestro Bisi e dei suoi due sodali, Diego Ferri e Oliver Rivera Drew, con l’alternarsi dei chitarristi ad intervenire direttamente con largo uso di elettronica ed effetti per manipolare il suono durante l’esecuzione di brani che peraltro non perdono mai del tutto il legame, seppur spesso minimo, con la forma canzone. Il tutto ha un sapore decisamente old-school e non si può non tornare con la mente a quel momento in cui il BC Studio contribuì a forgiare un sound che ancora influenza gran parte della musica attuale grazie al lavoro su artisti quali Brian Eno, Bill Laswell, Sonic Youth, Swans, Helmet, Herbie Hancock, John Zorn e moltissimi altri ancora. L’occasione è ghiotta anche per scambiare quattro chiacchiere di persona con Bisi, che si dimostra oltremodo alla mano e disponibile.
Quando i due White Hills si presentano sul palco l’atmosfera si sposta decisamente verso lidi psichedelici e si viene trasportati in un vortice che prende a piene mani dagli anni Settanta per filtrarli attraverso un approccio più moderno senza per questo stravolgerne il nucleo fondante, un incontro/scontro da cui nascono brani giocati su riff portanti e pulsioni ritmiche, suoni ipnotici e percussioni fredde, quasi marziali nel loro mood industrial, con le voci ad alternarsi e i due a scambiarsi persino gli strumenti nell’ultima parte del set, in un maelstrom che rapisce e conquista i presenti Unico appunto, la scelta di non ricorrere ad un terzo elemento che avrebbe permesso di evitare l’utilizzo delle molte basi che con una formazione a due sono state necessarie e hanno in qualche modo reso meno intenso e “reale” la botta delle onde sonore riversate sui molti presenti. Per il resto nulla da eccepire, soprattutto se si considera che la serata ci ha permesso il confronto live con due realtà che non è facile osservare in azione da queste parti e che di sicuro hanno saputo influenzare con la loro idea di suono molti dei musicisti di cui ci occupiamo quotidianamente su queste pagine. Un plauso alla collaborazione tra Reasonanz e Dong che ha reso possibile il tutto e a Carlo per le foto che trovate a corredo del report.