TWIST OF FATE, Where The Dusk Has No End
Twist Of Fate è un progetto di Giuseppe Verticchio e Daniela Gherardi. Chi ascolta Verticchio è portato a collocarlo in quell’arcipelago di sottogeneri formatosi intorno all’industrial, ma qui – come già scritto per September Winds – abbiamo a che fare con un insieme di suggestioni folk, shoegaze, post-rock, ambient che starebbe molto bene sul catalogo Gizeh Records, per fare l’esempio di un’etichetta di cui abbiamo parlato spesso. Aggiungo, visto che Verticchio non ha proprio vent’anni, che se ci vogliamo sentire molto alla lontana Harmonia o Popol Vuh, non credo ci possano arrestare. Non siamo ancora arrivati alla descrizione giusta, perché – nonostante il titolo black metal – quest’album, come il precedente, è per lunghi tratti molto sereno e contemplativo. Se di solito siamo abituati ad ascoltare materiale simile molto più malinconico o “difficile”, da qui (non sempre: sentire “Too Far From Home”) traspira qualcosa di diverso. Le parti di chitarra sono molto semplici e reiterate, le linee di synth quanto di meno complesso possibile, le stratificazioni di suono ridotte all’essenziale: Where The Dusk Has No End non è comunque povero, ha i mezzi che gli servono per ottenere i risultati che cerca, fine della storia. Si potrebbe scrivere che rimastica idee già usate e mentirei se provassi a far credere a qualcuno che ci siano novità sostanziali rispetto al passato, ma altri potrebbero ribattere che Twist Of Fate progredisce conservando o, come minimo, che prosegue senza fotocopiare le tracce precedenti, anche se l’impronta è quella.