WET TUNA, Warping All By Yourself
L’onda psichedelica si espande e continua, nel corso del tempo, a frangersi e rifrangersi sempre uguale e sempre diversa sulle rive della nostra immaginazione, della nostra percezione: Matt Valentine (Wet Tuna), dai boschi del Vermont freddo Nord-Est americano dove si è rifugiato da anni, giunge al traguardo del quarto album in gran spolvero, coadiuvato dalla compagna Erika Elder (MV & EE) e continuando a divulgare pillole di consapevolezza, di realtà aumentata e di musica liquida abbastanza strabiliante. La deriva freak-folk sta ormai montando verso una sorta di krautrock à la Can versus (primissimi) Mercury Rev, ma corretta, accresciuta da sferzate funky che sarebbero state assai gradite persino al Principe di Minneapolis.
Le origini di Wet Tuna/Matt Valentine risalgono alle ripetute collaborazioni con il chitarrista Pat “PG Six” Gubler e ancor prima con Werefrogs, passando dunque per The Towering Inferno e Memphis Luxure. Tutto questo già dalla fine degli anni Ottanta, per dire anzitutto che si parla di una lunga e prolifica militanza nel rock indipendente più eterodosso. In quest’ultimo progetto di Wet Tuna, “Warping All By Yourself” troviamo Valentine assieme a Samara Lubelski al violino elettrico, Barry Weisblat all’elettronica, più le voci di Erika Elder, Doc Dunn e Mick Flower. Poi a tutto il resto ci pensa lui, dai flauti ai synth e alle chitarre, non dimenticando mai in questo svolgimento la lezione dell’antico sodale Pat Gubler, che speriamo di ritrovare presto al suo fianco.
In Water Weird, precedente cd del 2019, con il brano “Disco Bent” – vero hit delle classifiche alternative non solo USA – c’è stato un turning-point nella proposta di Wet Tuna e qui si continua su questa falsariga, enfatizzando ancor più una musica dal carattere lussureggiante, dai colori sgargianti che ben descrivono una psichedelia contemporanea decisamente free-form e dunque i 41 minuti di Warping All By Yourself sono da intendere come fossero una lunga suite dall’andamento circolare, con “Raw Food” che ci introduce in un mondo a specchi quando “Ain’t No Turning Back” prende una piega hard da dancefloor allucinato, “Sweet Chump Change” fa invece un tuffo nel kraut spaziale dalle parti di Soon Over Babaluma (eterna meraviglia), quando poi la voce di Erika Elder ci ripesca “storditi e confusi”, più felici che mai, da lontano arriva un flauto (gran ritorno in questi ardui tempi) che incanta a dovere e siamo solo a metà del viaggio: sì, perché “So Much Vibe In The World” è una dolce tregua, un trip intimo che richiede concentrazione, ma dopo arrivano due ballate acidissime come “Kinda Feelin’ Good” e “Been So Long”, degne di una, invero assai improbabile, Summer Of Love 2022.
La chiusura è affidata ad una sontuosa reprise di “Raw Food”, sei caleidoscopici minuti, con lo spirito di Jerry Garcia che aleggia benevolo (già omaggiato con la bella cover di “Deal” sull’album Eau’d To A Fake Bookie vol.2) per riposizionarci infine a riva, placati, dopo una traversata che sembra esser durati ben oltre la durata di questo ennesimo luccicante gioiello di Wet Tuna. Morale: se non li aveste già in memoria, sono da riscoprire gli altri dischi di questo prezioso equipaggio di novelli Flying Teapots , if you know what I mean… pausa … GONG.