WERNER DAFELDECKER & VALERIO TRICOLI, Der Krater

Der Krater, il cratere, è il suono dell’incontro fra Werner Dafeldecker (già nei mirabili Polwechsel, se qualcuno li ricorda) e Valerio Tricoli. I due lavorano su contrabbasso, elettroniche e nastri revox.

Quel che ci arriva, per prafrasare uno dei due autori, non sono che due incubi. In effetti il tessuto e la grana sonora sono per lo più oscuri, anche se a tratti c’è qualche sprazzo luminoso. In generale sembra d’essere in un antro nel quale, grazie ad una particolare conformazione, il suono arriva come una corrente d’aria, densa ed umida. Ci sembra a tratti di riconoscere le sorgenti di ciò che sentiamo, ma poi finiamo in un gorgo di strascichi e riverberi che perdono un legame e diventano altro, serpeggiando liberi. Quel che sembra costituirsi è una ronzante litania con dei bassi umidi e legnosi e squittii: un mondo anomalo si dipana nei nostri padiglioni.

La seconda parte esplode sin da subito con un trionfo di fischi che sembrano montare, gonfiandosi e riempiendo le pareti del cratere in questione; un’operazione quasi di una risonanza sinfonica che si apre poi con dei toni bassi quasi quanto quelli di un enorme batrace. È solo un momento, ma possiamo percepirne la presenza nell’oscurità. Vita, organismi in movimento e in subbuglio. Con il passare dei minuti perdiamo completamente l’orientamento e siamo semplicemente accompagnati in volo dalle note. Una kosmische musik terrena e fangosa, con la luce spenta.