WEEKEND NACHOS, Still
Se c’è un gruppo che attualmente sta conquistando i cuori di sempre più persone, questo si chiama Weekend Nachos. Arrivata alla soglia del quarto album, la band di Chicago può vantare un seguito molto più grande della maggior parte delle formazioni powerviolence, oltre a essere uno dei pochissimi nomi del genere ad aver quasi sempre preferito i full length al posto delle uscite “corte”, come ep e split 7” (non assenti nella sua discografia, visto l’ultimo con i Lack Of Interest). Preceduto dall’ep Watch You Suffer, quest’ultimo Still riprende il discorso iniziato con Unforgivable e poi sviluppato meglio nel successivo Worthless: un hardcore metallico più lento, con meno blastbeats ma con diversi cambi di tempo, che cerca di creare un sound unico, che richiami sia la pesantezza dello sludge, sia l’immediatezza del grindcore e sia le parti NYHC. Anche in questo caso, il songwriting è incredibilmente vario e dinamico: si passa da canzoni che richiamano i colleghi The Afternoon Gentlemen, come “Sickened No More”, agli stacchi mosh-friendly di “S.C.A.B.” e “Watch You Suffer”, ai breakdown dal sapore sludge di “Satan Sucker” (che mandano a casa il 99% degli inutili gruppi metalcore usciti in questi anni), fino agli accenni crust della title-track. La voce di John Hoffman è sempre più acuta, ormai lontana dal cantato più simile a un growl degli esordi. I suoni delle chitarre sono più rocciosi e scuri del precedente album, molto moderni ma mai di plastica, e coprono quasi del tutto il basso, che però in canzoni come “Wolves” fa la sua porca figura. La produzione è davvero ottima, rende omaggio perfettamente al sound del gruppo, così come risulta dalle incredibili apparizioni live. La copertina, infine, è ancora una volta molto minimale, ma con i suoi toni molto gelidi si sposa bene al sound del quartetto (la migliore, comunque, rimane quella di Worthless).
Ancora una volta i Weekend Nachos ce l’hanno fatta: mentre il grosso dei gruppi powerviolence americani non arriva quasi mai alla soglia dell’lp di debutto, loro ci confermano quanto sia meglio investire su questo formato che su uscite di durata minore. Probabilmente, se ci si concentrasse di più sui full length e (un pochino) meno sugli split, i gruppi grind potrebbero raggiungere una fetta più ampia di pubblico con maggiore facilità. La proposta musicale dei Nachos, prendendo spunto da universi molto lontani tra loro, riesce a mettere tutti d’accordo, e non è un caso che la Deep Six e la Relapse abbiano deciso subito dopo Punish And Destroy di far uscire i loro dischi successivi.
Forse non abbiamo di fronte il disco migliore della formazione, ma sicuramente Still è ancora una volta un ottimo lavoro, ben suonato e ben registrato, che renderà felici tutti quelli che amano veramente sia queste sonorità sia questo gruppo, ormai sempre più nell’olimpo dei nuovi dei del powerviolence.