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VOÏVOD, Synchro Anarchy

Arrivati alla soglia dei quarant’anni di carriera, i Voivod sembrano finalmente raccogliere quel riconoscimento su larga scala che una formazione così peculiare meritava sinceramente di ricevere ben prima: avulsi per indole al recriminare, hanno piuttosto utilizzato il calore del pubblico, i plausi della critica e i premi incassati come molla per ricaricare le energie e recuperare i vari stop forzati cui le innumerevoli traversie li hanno costretti negli anni.
Lungi infatti dal godersi l’accoglienza ricevuta dal precedente The Wake, riposando sugli allori, la band ha realizzato un successore che ci permettiamo di definire non solo all’altezza ma in qualche modo persino superiore, proprio perché a fuoco, coeso e diretto, seppure al contempo oltremodo ricco di dettagli e di quell’amore per la psichedelia e il prog da sempre presente nel DNA del voivoda. Veniamo ora alle caratteristiche salienti di Synchro Anarchy, partendo dalle atmosfere cupe che lo contraddistinguono fin dall’artwork, un mood che non può che essere figlio del periodo storico e delle costrizioni conseguenti alla pandemia, un aspetto che ha influito anche sulle modalità di realizzazione e composizione. Come contraltare a questo la band ha però costruito brani che non abbandonano mai del tutto la forma canzone e in qualche modo accolgono l’ascoltatore al loro interno anziché metterlo alla prova, grazie ad un uso efficace delle melodie vocali e dei cori, nonché alla scrittura frutto di una evidente sinergia interna che porta i musicisti a suonare come una vera orchestra e non come singoli in cerca di un proprio personale riflettore. Ecco, quindi, che per assurdo Synchro Anarchy si presenta come un album dalle atmosfere cupe e distopiche, ricco di differenti influenze che spaziano dal thrash al jazz con tutto ciò che si può inserire nel mezzo, ma anche lontano da ogni pulsione isolazionista o cervellotica, piuttosto un disco fruibile su più livelli, al cui interno l’enorme tecnica e l’esperienza concorrono a tenere la macchina sempre ben salda in pista. Il risultato finale è un lavoro che in qualche modo contiene schegge di tutta la storia dei Voivod, a partire da un evidente filo di continuità con gli album classici, eppure capace di strizzare l’occhio alle differenti pulsioni di ciascuno dei periodi successivi e con alcune nuove spezie ad insaporire il tutto. In fondo, se c’è una cosa che non si può negare ai canadesi è la capacità di mettersi in gioco e seguire la propria ispirazione anche a costo di pagarne le conseguenze in termini di accoglienza e vendite. Non è certo questo il caso, perché qui siamo al contrario di fronte ad una ciambella cotta a puntino e con il classico buco, una portata che, siamo pronti a scommetterci, non faticherà a far breccia ancora una volta nel cuore dei molti amanti del suono unico e inimitabile della band.

Tracklist

01. Paranormalium (5:34)
02. Synchro Anarchy (4:25)
03. Planet Eaters (5:32)
04. Mind Clock (6:44)
05. Sleeves Off (4:08)
06. Holographic Thinking (6:11)
07. The World Today (4:10)
08. Quest For Nothing (5:37)
09. Memory Failure (5:33)