VOID OF SILENCE, The Sky Over

Quando hanno iniziato i Void Of Silence non era così ovvio mettere insieme doom metal e “ambient”. Riccardo Conforti (batteria, tastiere e campionamenti) e Ivan Zara (chitarra, basso) lo fanno con grande flemma più o meno da una ventina d’anni, più o meno ogni volta con un cantante diverso: tutti i loro dischi sono buoni, ma consiglierei Human Antithesis, lavoro con quasi nulla fuori posto, sample compresi, e con Alan Averill dei Primordial al microfono. Luca Soi (Visthia, sentito da poco anche nell’album di Eidulon), la nuova voce dei Void Of Silence, fa pensare proprio ad Alan, anche quando è imperfetto (a volte è troppo sopra le righe), visto oltretutto che gli altri venuti prima di lui non avevano idea di cosa volesse dire cantare pulito. Per questo, ma non solo, in The Sky Over risalta di nuovo la componente epica del doom, che convive benissimo con quella triste/tragica: è la stessa combinazione presente nelle storie che hanno ispirato il disco e il suo ottimo artwork, vicende di uomini coraggiosi ma spacciati, diventati leggende perché hanno lottato fino alla fine. Forse The Sky Over è anche l’album più ortodosso dei Void Of Silence, non solo perché a momenti, come sempre, si sente l’amore di Zara per i Pink Floyd, ma perché – al netto di qualche campionamento funzionale al racconto – non sembra ci sia troppo spazio per le influenze ambient -industrial, a meno che l’ascoltatore metal non consideri “industrial” la sola presenza delle tastiere. Per il resto il gruppo è lì come lo vogliamo, a prendersi tutto il tempo che vuole per farci percepire il peso di ogni suo riff come se fosse quello di un nostro rimorso terribile, ma anche per iniettarci quella rabbia che ci serve per rialzarci in piedi.