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VIRGINIANA MILLER, Simone Lenzi

Virginiana Miller

I Virginiana Miller, una parte fondamentale della musica italiana di sempre. Simone Lenzi a parole e voce, Antonio Bardi e Matteo Pastorelli le due chitarre, Daniele Catalucci al basso, Valerio Griselli a pestare dietro la batteria e Giulio Pomponi a tastiere e pianoforte. Di seguito quattro chiacchiere con Simone.

Ma, alla fine, a quale regno vi riferite?

Simone Lenzi: Difficile a dirsi, credo sia un pasticcio di cose belle e brutte. Di certo il mondo in cui sono cresciuto io non c’è più e bisogna accettarlo. Siamo di fronte a un mondo nuovo: si vedono chiaramente i pericoli e le possibilità. Sta solo a noi, come sempre.

So che non è cosa molto amata, ma data la profondità di contenuti del disco, vi va di commentare track by track?

No, sinceramente non mi va. Perché se scrivi una canzone penso che quello che avevi da dire lo hai detto lì e non dovrsti sentire il bisogno di metterci delle note a pie di pagina. Davvero, facciamo così: chi non ha il disco e legge questa intervista può, se vuole, andare su YouTube e sentirsele tutte gratuitamente. Poi se ha qualche domanda, sono a disposizione (qui il Canale della band, ndr).

Come si è definita la realizzazione del disco? Sia musicalmente che dal punto di vista dei temi trattati?

È venuto tutto con molta più immediatezza, rispetto ai dischi precedenti. Penso a un parto complicato e difficile come Fuochi Fatui D’Artificio, ad esempio. Le canzoni di questo disco invece pare si siano scritte da sole. Credo sia un bene e si senta un po’ di questa freschezza.

Come si sono evoluti i Virginiana da Gelaterie Sconsacrate?

Evolversi, maturare, invecchiare. Possono essere tutti sinonimi, dipende dal punto di vista. Adesso non ci aspettiamo più di diventare delle rockstar come quando avevamo vent’anni. Ma sappiamo anche esattamente di valere qualcosa di più delle scemenze per cui la maggior parte di voi si strappa i capelli.

C’è stata tanta vita anche dal punto di vista “letterario” in senso stretto: Direttissimi Altrove di Giampaolo Simi, Traccia Fantasma di Simone Marchesi, la traduzione dei libri di Pinsky e i tuoi di libri.

Non divido i generi con l’accetta. L’unica cosa che so fare è lavorare con le parole. Che siano il testo di una canzone o un romanzo. Non so fare altro, non mi interessa altro.

Ok, un regno, una corona. C’è una relazione più profonda tra l’artwork e con il disco?

La corona della copertina è il regalo che ci ha fatto una cara amica quando abbiamo vinto il David di Donatello. L’abbiamo ringraziata facendone l’artwork del disco.

Con il martellamento di informazioni, streaming e altro, dovuto alla “grande rete” e ai social network, riguardo la promozione di un disco quanto contano ancora i live? Per me sono sempre importantissimi.

Anche per me. Io, personalmente, amo e odio salire su un palco. le grandi passioni sono così no? Formazioni di compromesso.

Parlando di live, come saranno strutturati quelli a supporto di Venga Il Regno?

Per adesso abbiamo diviso il concerto in due parti: tutto Venga il Regno nella prima, un piccolo “best of” nella seconda.