Virginia Genta & Canedicoda: metamorfosi di una Camera Magica sotterranea
Nell’aprile del 2018 vengo invitato a Brescia allo Spazio Contemporanea, per sonorizzare con alcune musiche estatiche/ambient-folk l’installazione-ambientazione “Mia Sorella Petalo”, un esperimento di meditazione collettiva dedicato alla fioritura del ciliegio. Da Corsetto Sant’Agata, giusto a due passi da Piazza della Loggia, si accede per uno scalone in ampi locali sotterranei, modernizzati per la funzionalità espositiva, che conservano alcune tracce di una più antica copertura rustica in mattoni. Esattamente un anno dopo, l’associazione In Fact And In Fiction dona nuova energia ai vuoti di quelle stanze, pronte a sancire il definitivo arrivo della primavera con “Camera Magica”, una mostra-ambientazione dedicata alle esplorazioni visive di Virginia Genta e Giovanni Donadini, meglio noto come Canedicoda.
L’idea delle curatrici Valentina Lucchetti, Gloria Pasotti e Irene Bianchetti è quella di concedere un inedito luogo d’incontro tra i due artisti, in un dialogo serrato che farà emergere le loro differenze poetiche, ma attraverso una reciproca espansione dinamica. Pensiamo dunque alla creazione di un concreto “immaginario” fantastico, all’ambiguità surreale di una progettazione d’ambiente a differenti gradi di significazione; un equilibrio sottile tra un apparente mondo bi-dimensionale grafico e tridimensionalità plastica con intriganti elementi dislocati nello spazio. Le due sensibilità convergeranno perciò in un medesimo paradigma d’azione sinestetico, una fluidità di percorso che aprirà irrimediabilmente alla dimensione della sorpresa, pullulante di apparizioni e visioni e colma di pura flessibilità e trasformabilità tattile degli oggetti. Ai visitatori sarà permesso di inoltrarsi nella superficie materiale che racchiude i loro immaginari, navigando da una dimensione all’altra. L’ambiente sembrerà riempirsi di suono, voce, vita in equilibrio metamorfico, guidando l’osservatore in una visione densa e rumorosa, un’immersione fantastica, cromatica ed infine sonora.
La visione di Virginia Genta
Virginia affianca da sempre la sua vocazione sonora freak-radicale a un’intensa e personalissima ricerca sull’immagine, focalizzata su grafiche ed artwork d’ambito musicale con un incredibile talento nella creazione manuale di caratteri tipografici. Credo sia impossibile scindere la miscela imprevedibile delle vibrazioni e frequenze del suono dei suoi sax, flauti e tastiere con le forme colorate e organiche dei suoi disegni, delle grafiche, delle serigrafie, dei poster. Questa febbrile creatività iconografica non può neanche vivere senza quell’indissolubile rapporto con il viaggio, quella continua vita on the road sui palchi di mezzo mondo, che sembra fare della poliedrica esperienza Jooklo Duo l’emblema di una vera e propria “missione psichedelica”. I disegni di Virginia, gli universi del suo inconscio, nascono perciò dalle intuizioni e allucinazioni di momenti vagabondi, fissati in un personale taccuino con un rigoroso e meticoloso gioco di punti, linee e la proliferazione di figure in forme d’ameba. I suoi lettering biomorfi pulsanti d’energia, e al limite della leggibilità, i suoi mondi alchemici abitati da forme e microrganismi in continua mutazione e dissoluzione liquida, ci ricordano, più che artisti a lei contemporanei, visionari dell’epoca d’oro della grafica psichedelica londinese degli anni Sessanta come Martin Sharp e Mike McInnerney, quando davvero il poster era un ideale canale di espressione, una piattaforma sperimentale per uno sfogo creativo sempre nuovo e folgorante.
La visione di Canedicoda
Conseguenza forse di un approccio più meditato, ma non privo di notevoli eccentricità e stranezze, gli esiti plastico-figurativi di Canedicoda si fanno apprezzare invece per la loro misurata semplicità. Analogamente a Virginia, egli vede nel disegno lo strumento principe per le sue creazioni artistiche. Tuttavia, è una più profonda necessità d’intervento multidisciplinare a definire la sua ragion d’essere, che lo porta a misurarsi con svariati materiali. Che sia un tessuto, una grafica, un oggetto di design, o una creazione d’ambiente, è sempre lo sguardo sintetico del disegno a concretizzare i suoi desideri e idee. La sua è anche un’avventura che parte da oggetti e materiali di recupero, plasmati però con visione assolutamente diversa e coordinati da un puro e solido senso della manualità. Lo stesso discorso vale per le sue esplorazioni sonore, specialmente quelle con i progetti Ottaven e Magic Towers, o la collaborazione con Maurizio Abate a nome Arbre Du Ténéré. Per l’occasione Giovanni ha concepito una serie nuova di Mochini, da intendersi come collage di legno e marmo in forme di sedute, sgabelli e panche di visione. Secondo una propria idea di forme ed estetica, nonché di equilibri statici, questi oggetti graviteranno liberi nello spazio, conservando un qualcosa di vagamente patafisico, finendo per trascendere il loro mero aspetto funzionale.
Senza dubbio, questa Camera Magica sarà l’ulteriore conferma della rivalsa culturale indipendente che Brescia sta rivivendo negli ultimi anni, non solo grazie al dibattito artistico condotto con passione dalle attiviste culturali di In Fact And In Fiction, ma anche per merito dei loro amici e compagni di Spettro, che proprio a fine marzo avevano dato una decisiva svolta underground alla loro programmazione musicale, con l’organizzazione di un folle raduno di esploratori squinternati come il “Freaky Shit Festival”.
Informazioni
CAMERA MAGICA
Spazio Contemporanea
Corsetto Sant’Agata, 22 – 25122 Brescia
dal giovedì al sabato 15:30 – 19:30
18 Aprile, ore 19:00 – inaugurazione con performance musicale di Virginia Genta, Canedicoda e ritmi nascosti di David Vanzan.
4 Maggio, ore 15:00 – laboratorio didattico di hand-lettering, creazione manuale di font, condotto da Virginia Genta.
4 Maggio ore 19:00 – finissage.