VIPCANCRO, UNO

Fanno ritorno i VipCancro a qualche anno di distanza dalla loro ultima apparizione (la cassetta con Simon Balestrazzi uscita per Lonktaar nel 2015), questa volta presentandosi con una marcata ricodifica dei propri elementi “storici”, che prende forma in tre brani di improvvisazione elettroacustica catturata in situazioni differenti. 

Ad aprire il disco troviamo la performance avvenuta l’anno passato alla 56a Biennale d’arte di Venezia: un flusso latente attraverso cui filtrano effetti e rumori abrasivi, qualcosa di riconducibile all’identità del gruppo in una sua nuova prospettiva, arricchito oltretutto da preziosi contributi ambientali come il vociferare del pubblico. Emerge fin da subito la natura irregolare della composizione, minimale e stringata in certi passaggi per poi conoscere momenti di accumulo, rimanendo sempre nei limiti di una penombra sonora che caratterizza UNO per la sua intera durata, in maniera più o meno esplicita.

Quindi si sfocia nella seconda traccia registrata presso il Molize Studio di Marina di Pietrasanta, che tra feedback, fruscii e risonanze può sembrare un episodio forse più intimo nel suo aspetto granulare e scheggiato, ma in ogni caso incisivo nel percorso descritto e capace di espandere la propria dimensione in fase di sviluppo (aiuta anche l’impressione più “calda” del suono data dalla sede live).

In chiusura si ripropone quindi un’atmosfera vagamente spettrale spaziando da frammenti di materia e clangori a squisite dilatazioni rumorose, ottimo esempio della metamorfosi intrapresa dai VipCancro nella loro abilità di manipolare il concreto verso l’astratto con particolare intuito.

Nel complesso il suono collezionato in questo disco mostra un‘identità continuativa nel tempo ma comunque in evoluzione, imprevedibile e impalpabile per natura, a ulteriore conferma del valore di un gruppo che non ha mai deluso. Stimolante.