VIPCANCRO

VipCancro

Intervista collettiva ai VipCancro, quartetto di base a Marina di Pietrasanta, che già in passato aveva dimostrato di possedere quel talento tutto italiano per l’esplorazione di certi percorsi elettroacustici dai toni rumorosi e post-industriali. Il loro ultimo disco, Gamma, si è rivelato un lavoro affascinante e ben costruito, nel quale il gruppo riesce a dar prova di tutto il suo potenziale in una forma più completa che mai. La sua recente pubblicazione rappresenta la chance perfetta per poter finalmente approfondire un progetto dalle prospettive molto interessanti.

Anzitutto vi andrebbe di presentare i VipCancro ai nostri lettori?

I VipCancro sono un gruppo di improvvisazione elettroacustica fondato da Andrea Borghi, Alberto Picchi, Filippo Ciavoli Cortelli e Nicola Quiriconi. Il gruppo nasce nel 2007 sulla base di un’amicizia da tempo consolidata, anche da interessi musicali e artistici comuni. Ognuno di noi aveva già alle spalle esperienze interessanti, ma con l’intensificarsi di ascolti e di scambi l’esigenza di fare qualcosa di più che sintetizzasse i nostri umori è diventata urgente. Quindi i primi esperimenti in sala prove poi l’ascolto delle registrazioni che sembravano da subito sorprendentemente interessanti. Siamo partiti.

Qual è il vostro approccio alla composizione? Che strumenti (e programmi) utilizzate?

Dunque, Andrea al basso, Alberto all’elettronica, Nicola alla voce e Filippo alle percussioni. Il nostro approccio è prevalentemente quello dell’improvvisazione. Ci interessa la ricerca di sonorità che trascendano quelle tipiche dello strumento tradizionale e ciò avviene soprattutto per mezzo di ausili elettronici. In alcuni casi l’accenno a una forma prestabilita può esserci, ma fondamentalmente ricerchiamo un certo tipo di suggestione sonora. Le registrazioni sono fondamentali, nel nostro caso determinanti, ci permettono di mettere a fuoco diversi aspetti del nostro suono a volte anche sconosciuti e di esaltarne volontariamente alcuni in quelle successive.

I software riguardano la parte di Alberto (Csound e applicazioni modulari) e la fase di editing finale (sempre minima), ma la componente digitale – che sia il laptop o un effetto a pedale – deve amalgamarsi al meglio con l’apparecchiatura analogica (o pseudo-analogica) e non il contrario. Per questo traffichiamo parecchio con i nostri attrezzi o come dice qualcuno con le nostre “scatolette”, per dare omogeneità alle varie fonti sonore. In fondo è tutta questione di come si utilizza la tecnologia e diciamo anche di gusto. Odiamo quei suoni troppo sintetici o maldestramente sintetici!

Gamma è il vostro nuovo album, che arriva a distanza di tre anni da Tropico (2010). Qual è la sua storia? Com’è stato il processo che ha portato alla sua creazione?

Abbiamo iniziato a registrare il materiale di Gamma appena dopo l’uscita di Tropico. Rispetto a quest’ultimo c’è una maggiore ricchezza di eventi sia per quanto riguarda la tessitura dei pezzi sia per la varietà timbrica utilizzata. Gamma è un lavoro che forse nasconde in superficie, i drone evidentemente ci sono ma rivelano anche altro se opportunamente indagati per mezzo della manopola del volume, come peraltro suggerito, o dalle impressioni del momento.

Le registrazioni sono avvenute in breve tempo, ma purtroppo abbiamo avuto diversi problemi in fase di stampa. Forse eravamo stati troppo fortunati con il vinile precedente “Xax”, quella volta era tutto era andato davvero benissimo, ma in questo mondo le cose belle durano poco e nel giro di un paio di anni la ditta che ci aveva stampato quel disco ha chiuso. Abbiamo dovuto quindi ripiegare su una seconda scelta che si è rivelata incredibilmente sbagliata, persone che non hanno minimamente capito quello che dovevano fare con i nostri suoni così da concludere il rapporto con 300 copie di vinile trasparente da usarsi come sottopiatti! Dopo vari tentativi per cercare di recuperare ci siamo arresi alla realtà e abbiamo abbandonato. Siamo ripartiti rivolgendoci ai “tedeschi” e finalmente siamo riusciti ad avere i dischi. Che fatica…

L’artwork del disco è molto azzeccato, e secondo me inquadra con precisione quello che è il vostro sound. Siete d’accordo? Nella vostra esperienza considerate l’approccio visivo come una parte importante del risultato complessivo? Intendo anche l’uso di visuals in sede live.

Innanzitutto grazie per l’apprezzamento. Di solito tendiamo verso un immaginario molto più astratto. Tuttavia, pur utilizzando un richiamo figurativo, alla fine siamo rimasti soddisfatti dell’accostamento suono-immagine. Come hai sottolineato giustamente il rapporto tra la nostra musica e il momento visivo che proponiamo è spesso inscindibile, così come la musica composta da suoni che riportano memorie di quello che furono anche l’aspetto video ricerca nella stessa direzione, ex immagini che si insinuano in altre fino a creare la stessa tessitura che trasuda dal suono. Nella performance A/U/M, ad esempio, l’interazione di frequenze sonore e materiali quali acqua e sabbia creano visuals in tempo reale, in questo caso il legame è immediato: a un suono corrisponde una vibrazione del materiale, questo viene proiettato grazie a una videocamera posta al di sopra di un marchingegno composto semplicemente da un diffusore su cui è fissata una bacinella, al suo interno si trovano i vari liquidi che utilizziamo come media per poter raffigurare il suono di VipCancro in una forma fisica in continuo divenire.

Tropico è un lavoro di grande effetto, ricco di sfumature e dalla forte atmosfera. Con Gamma sembra che siate riusciti a prendere il meglio di quel disco e sintetizzarlo in una forma più concisa ma particolarmente dettagliata, sempre contraddistinta dallo stesso grigio torpore. Quali credete che siano le differenze più significative tra i due album?

Effettivamente con Gamma il cromatismo è più accentuato, anche il titolo stesso è un riferimento a questa dimensione più varia. Non c’è una volontà esplicita di rifarsi al nostro disco precedente. Se vogliamo accostarli, bisogna semplicemente prendere coscienza che Tropico era meno carico, più sotterraneo, e la nostra prima incisione, Xax, in questo senso era ancor più scarna.

Probabilmente questo arricchimento non nasce strettamente dalla prassi musicale, ma anche da esperienze quali sonorizzazioni in contesti performativi e teatrali, che hanno fornito a ciascuno di noi la misura e la certezza degli interventi. Un suono improvvisato ma anche accuratamente controllato per evitare che sfoci nel puro delirio. La parte più difficile è proprio questa: far percepire il lavoro che sta dietro anche queste “musiche” e non far credere che di solito ci guardiamo e diciamo ‘dai su partiamo… e vediamo che viene fuori’.

VipCancro

Riguardo proprio le vostre sonorizzazioni e installazioni audiovisive, potreste dirci qualcosa di più?

Come detto prima, questo è stato ed è tuttora un aspetto fondamentale della nostra esperienza, che ci permette di avere stimoli in più. Il primo lavoro di questo tipo è stato un omaggio audio-video a Luigi Nono, dopodiché abbiamo iniziato a lavorare insieme al performer Daniele Poletti, interagendo con lui dal vivo in più di un’occasione; poi è stata la volta di A/U/M e della sonorizzazione per il film “Il Gabinetto delle Figure di Cera”, capolavoro dell’espressionismo tedesco; infine tra le ultime esperienze vorremmo ricordare la rilettura, ancora live, del Grande Persuasore, opera fumettistica del regista scrittore Corrado Farina. Effettivamente ci piace lavorare anche “a programma”, così da poter approfondire le tematiche inerenti all’artista e il suo prodotto attraverso una rilettura critica e personale. Questo comporta ovviamente un impegno maggiore rispetto alla mera improvvisazione, ma spesso si è rilevato stimolante e unico nell’effetto.

Ci sono alcuni artisti in particolare da cui vi sentite in qualche modo influenzati? Tra le vostre performance passate c’è stato anche un omaggio a John Cage, mi chiedevo quanto questo si rifletta nelle dinamiche del gruppo.

Siamo influenzati da una serie infinita di artisti, dal noise di Whitehouse ai contemporanei come Gerard Grisey, ma l’influsso di uno rispetto all’altro non è fondante e non può considerarsi tale. Quando suoniamo e registriamo portiamo dietro le nostre influenze e i nostri ascolti del momento, ma senza come detto prima esplicitare una struttura alla quale riferirsi. Ogni musicista che si occupa di ricerca venuto dopo Cage in qualche misura ne è stato influenzato, è stato un maestro anche e soprattutto sotto il profilo del pensiero ed alcune delle sue celebri intuizioni sono spesso citate da tutti noi. Si presta a molti omaggi e noi vi abbiamo partecipato volentieri, e in contesti davvero esaltanti, come ad esempio con la performance “Shortwave Oracle” nella bellissima ex chiesa ora Auditorium di S.Romano a Lucca dopo le esecuzioni al pianoforte di Daniele Lombardi o il Musicircus alla Tenuta dello Scompiglio diretto dal compositore Antonio Caggiano.

Gestite anche la Lisca Records, etichetta con cui avete tra l’altro pubblicato i dischi a nome VipCancro. Di gruppi che fondano le proprie label se ne incontrano continuamente: cosa vi ha spinto in questa direzione?

Beh, semplicemente il fatto che soprattutto quando ti diverti a suonare certe cose sai già in partenza che avrai una difficoltà tripla rispetto ad altri per diffonderle. È inevitabile che ti venga in mente di unire le forze e cercare di creare qualcosa che supporti te e gruppi o artisti affini. Lisca Records è arrivata alla sua tredicesima uscita e nel panorama nazionale ci inseriamo come etichetta che non predilige certamente la quantità. Siamo consapevoli che ci sono un sacco di proposte in giro e che spesso l’unico modo per innalzarsi al di sopra sarebbe far uscire molto con un marketing spinto. Ma anche per altre ragioni preferiamo concentrarci sui nostri lavori o quelli che riteniamo veramente validi di altri artisti che incontriamo sul percorso e che spesso diventano anche amici se non lo sono già, il valore di quello che fai è fondamentale ma anche la capacità di interagire con gli altri, vorremmo che si creasse un network di musicisti/artisti intorno alla nostra piccola etichetta.

Alcuni di voi, come Andrea Borghi, hanno intrapreso un percorso da solista. Ci sono altre attività (creative o culturali) oltre VipCancro in cui siete coinvolti?

Abbiamo partecipato a diversi appuntamenti organizzati dall’associazione di cui fa parte Vittore Baroni (giornalista e agitatore culturale storico dell’underground italiano) e tuttora collaboriamo sia come VipCancro sia in composizione mista o singola (vedi ad esempio il recente “I Baviani”, omaggio a Lorenzo Viani). Singolarmente c’è movimento; Andrea è quello che da più tempo si occupa di un certo tipo di ricerca sonora e già prima dei VipCancro aveva realizzato installazioni e progetti vicini all’ambito in cui ci stiamo muovendo come gruppo, e continua in questa direzione. Anche Alberto si è formato prevalentemente in campo musicale-sonoro e sta lavorando al suo primo album in solo con l’intenzione dichiarata di celebrare i pionieri della musica elettronica italiana e della industrial music europea. Nicola, che è attivo da anni nel campo della video arte, oltre che autore dei video originali utilizzati dal gruppo e dall’etichetta, ha un progetto da solista che sta ultimando dove la voce nelle sue varie forme sarà la protagonista assoluta. Filippo, oltre all’interesse musicale, porta avanti un proprio discorso più legato alle arti visive, in particolare nel campo della pittura e della scultura.

Vi sentite parte di una scena? In Italia i gruppi rumorosi non mancano, ma si nota talvolta una certa tendenza “isolazionista”.

Sì, questo in parte vero. Tutto dipende anche e per fortuna dall’aspetto umano, come dicevamo prima un sacco di cose anche in chiave Lisca Records sono venute fuori “faccia a faccia”. Forse c’è la tendenza purtroppo anche radicata qui in Italia di fare tutto in circoli chiusi poco coesi. La natura musicale della proposta dovrebbe invece andare nella direzione opposta come accadeva anni fa per la cosiddetta scena industriale italiana, che in realtà accoglieva sotto questa insegna operazioni piuttosto diverse l’una dall’altra (dal brutale rumorismo al dadaismo, new wave oscura od electro-dark) accomunate da questo genuino senso di appartenenza a un circuito alternativo.

E non si può comunque negare che anche in questo campo esiste purtroppo una mentalità tutta nostrana per cui si è chiamati a partecipare a eventi se si è amici di qualcuno, al di là della qualità dei propri risultati. Nella nostra esperienza tuttavia abbiamo incontrato diverse persone aperte alla collaborazione, come i già citati Vittore Baroni, il collettivo BAU e il performer Daniele Poletti, il musicista Antonio Caggiano ed esponenti dell’industrial storico italiano come Gianluca Becuzzi e Simon Balestrazzi, con i quali abbiamo registrato delle sessioni ancora in fase di produzione. In altri casi invece abbiamo chiamato personaggi dell’ambiente a partecipare a eventi da noi gestiti che in seguito però non hanno ricambiato l’invito, e questo la dice lunga sullo stato delle cose nel nostro Paese.

A questo proposito, come la vedete la situazione italiana? Vi tenete informati sui tanti progetti che popolano la nostra penisola? C’è qualche nome che vi ha colpito?

La situazione italiana è stata piuttosto in fermento negli ultimi anni, adesso diciamo che vige un po’ di stasi. Certamente i nomi non mancano oltre a quelli “storici” già fatti o pubblicati su Lisca (Becuzzi, Altieri e Balestrazzi), tra i tanti possiamo citare Jooklo Duo, Metzengerstein, Lettera 22 e Fecalove (di cui uscirà a breve un lavoro su Lisca), e ancora Giuseppe Ielasi, Nicola Ratti, Alessandro Bosetti e molti davvero molti altri che meriterebbero di essere nominati, questo per farti capire che la “scena” c’è, ci sarebbe forse bisogno di unire le forze non tanto a livello produttivo ma soprattutto di circolazione di idee ed interazioni tra le varie realtà, cosa che ormai fanno solamente i “soliti nomi”.

Avete già qualche programma per l’immediato futuro?

È imminente l’uscita di un cd prodotto in collaborazione con BAU della sonorizzazione del film “WaxWorks – Il Gabinetto delle Figure di Cera”, inoltre stiamo cercando di organizzare una serie di date in giro per promuovere Gamma. Nel frattempo continuiamo a lavorare su più fronti; un nuovo progetto performativo, una collaborazione con l’artista/musicista olandese Raymond Dijkstra e la produzione delle sessioni con gli amici citati sopra che vorremmo concretizzate su label diverse da Lisca.

Vi ringrazio per la disponibilità. A voi le ultime parole.

Siamo noi che vi ringraziamo per l’interesse e l’apprezzamento dimostrato.

Ricordiamo che potete ascoltare e acquistare Gamma su Bandcamp.