VIOLENCE GRATUITE, Baleine À Boss
Prima di scriverne, abbiamo contattato Violaine Le Fur aka Violence Gratuite, autrice di uno degli album più interessanti del 2024, chiedendole del suo metodo compositivo e di “Le Prisons Des Nantes”, uno dei brani cardine di Baleine À Boss. Ecco le sue risposte:
“Compongo tutta la mia musica, ho creato “Iséo” subito dopo la mia seconda lezione di Ableton con Rey Sapien, un compositore congolese che vive a Villa Nyege (studio di registrazione di Kampala) e che ha insegnato le basi di Ableton a molti altri artisti. Prima cosa, Rey mi ha mostrato come campionare, seconda cosa, ho dovuto farlo da sola, quello è stato il mio primo esercizio e in pratica la seconda e ultima lezione. Per “Iséo” (pezzo che apre l’album) ho iniziato campionando una suoneria telefonica di musica popolare camerunense e la mia voce, ispirandomi alla polifonia tradizionale del Camerun occidentale. Ho creato un ritmo lento e ruff (increspato, ndr), con molti effetti aggiungendo solo dopo il testo”.
“Il testo di “Les Prisons De Nantes” è di pubblico dominio ed è una canzone della tradizione popolare bretone risalente al XVII secolo e personalmente me la ricordo cantata dal mio caro vecchio zio ubriacone. Per il Fest Noz (festeggiamenti serali che sono veri e propri antenati del rave e appartengono alla tradizione popolare bretone, ndr) i musicisti locali amano interpretare questa canzone, dunque ne esistono diverse versioni con infinite variazioni melodiche e ritmiche. Adoro la versione dei Tri Yann, ma in realtà l’ho scoperta recentemente dopo aver registrato la mia”.
Hakuna Kulala, l’etichetta di Kampala diretta emanazione di Nyege Nyege Tapes, da qualche anno ci rivela musicisti e band d’area East Africa di assoluta originalità: ricordiamo solo nel 2023 Cociage, l’album d’esordio di PÖ, performer di origini ghanesi che, parentesi, è uno dei live-act più selvaggi e travolgenti in giro oggi, poi Aunty Rayzor, The Afrorack/Brian Bamanya, Kabeaushé, MC Yallah e ci fermiamo qui. Nel 2024 H.K. ha rilasciato a mio avviso l’album esordio dell’anno: Baleine À Boss di Violence Grauite (Violaine Morgan Le Fur), musicista autodidatta, che, imparato rapidamente a suonare i software musicali necessari per registrare, in piena filosofia DIY, ha pubblicato undici brani micidiali sia per vitalità che per miscela sonora, una combinazione di afrofuturismo, elettronica, rap, funky, con un micropunto di grime che – come sottolineano le note scritte di suo pugno – rimanda all’urgenza espressiva ed alla poetica di quell’indimenticabile astro no-wave che, sempre in Francia, fu Lizzy Mercier Descloux (1956-2004).
Madre bretone, padre camerunense, Violaine cresce e si fa le ossa nelle periferie parigine, ma non solo, frequentando la facoltà di Storia dell’Arte alla Sorbona prima di intraprendere un training artistico a Villa Arson di Nizza (la stessa che citavamo riguardo a Lamina!) e in seguito a La Cambre di Bruxelles, percorso che la porta nel 2017 alla realizzazione del suo primo documentario autobiografico, “A l’Ouest”, dove indaga le proprie origini sia attraverso vecchi video della madre, sia con filmati girati da lei nella regione camerunense del Bamiléké alla ricerca della tomba di suo padre, per una sorta di viaggio iniziatico in dialogo progressivo con gli antenati.
Venendo alla musica contenuta in Baleine À Boss (una balena, appunto, con la testa bitorzoluta, “à boss”), il registro post-moderno acquatico-pluviale dell’album si nota subito dal video del brano d’apertura “Iséo”, in tutta la sua dinoccolata spavalderia: accompagnata dalla comunità artistica YOKA Collectif, una Violaine/sirena dalla coda metallica (opera dell’artista Luc Masala) si aggira su di una cariola spinta dallo sciamano danzante per le strade di Yaoundé fino alle coste camerunensi dell’Oceano Atlantico. Il tema di fondo sembra quello di un passato ancestrale che sempre riemerge scontrandosi con una ansiogena quanto incongrua modernità, ma che di quest’ultima infine si fa gioco e scherno. Dal secondo pezzo, “Olive”, attraverso “L’Hiver Avec Toi” e “Smooth Operation” si arriva al cuore pulsante dell’album, con due episodi letteralmente da brivido come la title-track (anche qui significativo il video, regia di Le Fur) e “Les Prisons De Nantes” versione ultra moderna di un brano della tradizione bretone reso famoso negli anni Settanta dai Tri Yann, gruppo originario di Nantes, Loira Atlantica, città portuale che detto per inciso fu principale snodo – Africa-Francia-Antille – nella tratta degli schiavi. Poi con “Une Ouf” e spingendoci verso ritmi caraibici via “Ragga Nieztches” è il melange fra contemporaneità, spiriti ancestrali e ritmi sghembi, scuri a indirizzare il mood. “Cristal”, “Loup” e “Bad À Bras Le Corps” sono la suadente sequenza electro punk con reminiscenze Poly Styrene (X-Ray Spex, mica cazzi) che chiude in bellezza quest’album rivelazione.
Aggiungiamo che Violaine è parte integrante dello staff del Collettivo Nyege Nyege come dell’omonimo Festival pan-africano che si svolge nel mese di novembre in Uganda a Jinja non lontano da Kampala ed è da sempre interessata a modalità di cura e benessere alternativi attraverso medium come l’arte-terapia; proprio ora sta ultimando il documentario, filmato nella Lot Valley occitana, riguardo a Pierre Capelle, anziano “curatore” francese che induce alla trance mettendo i pazienti in relazione profonda con gli alberi del suo grande giardino. Violaine/Violence Gratuite ce ne farà vedere e sentire delle belle questo è sicuro.