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VINCENZO PIZZI, Aware


Vincenzo Pizzi, giovane musicista e sound designer romano, giunge con Aware al quarto solista – edito questa volta dalla personale Pyteca – trovando la piena maturità artistica. Le modalità grammaticali seducenti del suo lavoro pubblicitario per marchi come Adidas, Red Bull o Liu Jo lasciano spazio qui allo scorrere di undici tracce EBM intense quanto astratte: “un racconto basato su emozioni, sensazioni ed esperienze personali di questi ultimi anni e un viaggio aperto a tutti con l’intento di descrivere e far rivivere sentimenti contrastanti”. E ancora, parole sue: “le sonorità presenti in questo album sono prettamente elettroniche, con texture di sound design puro, elementi organici, ritmiche distorte e dominanti in contrasto con armonie morbide e romantiche: aware in inglese significa consapevole ma in giapponese tristezza”. Ecco dunque il tema forte di cui tratta l’album, tentativo e dicotomia estrema fra la ricerca della piena consapevolezza come forma di bellezza assoluta e l’inevitabile fallimento che ne consegue.

Il disco, uscito il 23 marzo, è tratto dal concerto “Mono No Aware”, prodotto da Visioni Parallele e presentato a novembre per Manifesto Ipogeo assieme al visual artist giapponese Jackson Kaki. Dall’inquietante “Overture” alla marziale “Manifesto” e a “Mena Forte”, passando per “Letargia”, brano centrale del disco, in Aware regnano sovrani l’abisso della malinconia, una trance liminale e anche un senso del Sacro che fa riflettere sulla possibile vicinanza tra divino e la migliore musica techno, come quella, per fare un nome, prodotta da Pascal Arbez-Nicolas, in arte Vitalic, con i suoi sensazionali score per film come “La Leggenda di Kaspar Hauser”(2013) di Davide Manuli fino a “Disco Boy” (2023) di Giacomo Abbruzzese. Anche in Aware sale brano dopo brano un climax (1), una atmosfera psicologica che avvicina ambiti che sembrano antitetici ma che in realtà non lo sono affatto: luoghi come la Discoteca e la Chiesa, i riti collettivi che in entrambi gli spazi si celebrano, quella sorta di utopia comunitaria allargata, corpi ravvicinati destinati in-fieri all’estasi, infine è ancora e solo Maya, apparenza e a volte inganno (in “Paregorico”, quinta traccia di Aware, Pizzi sembra celebrarne tanto l’essenza dinamica che chimica). L’album prosegue con titoli icastici come “Amnesia”, “Insonnia”, “Melenso” “Canea”, che raccontano bene delle cerimonie che si celebrano nelle nostre notti metropolitane e non.

(1) “Climax” (2018) è anche il film di Gaspar Noè che con le sue coreografie e le sue musiche è massima espressione di questo Culto. Amen.