View From The Coffin: oscure simmetrie
View From The Coffin è l’esempio di come sia importante la passione nel proprio lavoro. Tanto che il progetto nasce dall’amore personale per il writing e il lettering di Raoul Mazzero, dando vita a qualcosa dal respiro fortemente internazionale. Ossessioni nella produzione: l’estrema simmetria, l’estetica classica e l’ispirazione musicale. Gli abbiamo fatto qualche domanda per capire come nascono i suoi progetti e qual è lo sviluppo abituale. Tra i suoi clienti, che nella stragrande maggiornanza dei casi gli hanno chiesto di disegnare il loro logo, troviamo: Lento, The Secret (per alcune grafiche), Grime, Kröwnn, Fuoco Fatuo, Ooze, Viscera///, Orhorho, Gottesmorder… E ancora: Ancst, Rejekts, Sun Worship, Bastard Sapling, Phosphorous Throne, Funera Edo, Ulthar Records, Viverna…
I lavori grafici qui presentati sono tutti © View From The Coffin.
Da cosa nasce il tuo lavoro? Come hai iniziato?
Raoul Mazzero: La passione per il disegno in generale ce l’ho sempre avuta, ho frequentato un istituto d’arte e parallelamente ho cominciato a farmi un po’ le ossa in una tipografia. Durante le scuole superiori mi sono imbattuto nel fenomeno del writing e c’ho dato dentro con assiduità per parecchi anni e qui ho cominciato ad appassionarmi a lettere, caratteri e a tutto quello che mi ha portato ai risultati attuali.
In parallelo nasce Tipoteca Italiana, il primo museo del carattere e delle macchine da stampa in Italia. Il fondatore, nonché mio datore di lavoro in tipografia, nel corso degli anni ha raccolto del materiale davvero notevole, tra caratteri mobili, macchinari e libri del settore. Durante la mia esperienza ho potuto vedere le “basi” di tutto quello che oggi è un punto di riferimento per appassionati del carattere e calligrafi vari. Spero di poter fare una collaborazione in futuro, anche se la cosa magari non è strettamente in relazione.
In età adolescenziale sono stato letteralmente investito da un’ondata di stimoli incredibili riguardo le lettere: vecchi libri miniati, blackletter in ogni dove. Osservare da vicino lo studio che sta dietro alle lettere mi ha cambiato il modo di vedere tutto quello che facevo, nei graffiti prima e nei loghi metal ora.
La tua estetica, seppur in continua evoluzione, è ben definita e riconoscibile. Oltre alla tua formazione tecnica e artistica, cosa, o chi, ti ha influenzato maggiormente? Cosa ti ha portato a delineare questo immaginario?
Direi che oltre la formazione tecnica e artistica, all’inizio le influenze maggiori sono partite dalla tipografia prima e dal writing subito dopo. Nello specifico di quello che affronto nei loghi con View From The Coffin, direi che ovviamente le ispirazioni più forti sono stati i loghi classici di Christophe Szpajdel. Non credo di avere un immaginario ben delineato, ogni cosa interessante in arti visive e musica può essere d’ispirazione, e appena affrontato un cambio stilistico di solito cerco subito nuovi stimoli per evolverlo o affrontarne un altro differente.
Il nome del tuo progetto, View From The Coffin, è strettamente legato alla musica. Incontro fortuito o cercato? Come hai iniziato e per quale band hai disegnato il primo logo?
Ovviamente cercato, mi piacevano il senso e le parole, anche l’acronimo, nonostante sia passato parecchio tempo prima che io sia stato in grado di disegnare un logo tutto per me. Il tutto è iniziato in maniera molto personale, volevo concentrarmi su questo immaginario di band logos e fare pratica provando i vari stili (black, death, hardcore) e poi il tutto ha cominciato a camminare da solo… Credo di aver fatto il primo logo per una band di amici di paese tantissimi anni fa, quando ancora mi dedicavo attivamente al writing. All’epoca non avrei mai pensato che la mia evoluzione portasse a VFTC.
Il tuo rapporto con simmetria e bianco/nero mi sembra alquanto morboso. Sono curioso di saperne di più…
Soprattutto la simmetria: è un mio pallino personale quello di ricavare delle forme che si possano adattare a lettere completamente diverse tra loro. In generale nei loghi death e soprattuto black metal la simmetria la fa da padrona nella forma complessiva di un logo. A me piace estremizzare questo lato estetico, dando a due lettere lo stesso senso di lettura, in modo da avere qualcosa che sia il più simmetrico possibile. A volte è semplice, a volte per niente.
Oltre a View From The Coffin, lavori per qualche studio di design o agenzia?
Svolgo il lavoro di grafico da più di 10 anni e ho lavorato in svariati studi, attualmente VFTC è la mia piena attività.
Ecco, hai anticipato in parte la mia prossima domanda. VFTC è il tuo lavoro, ma come gestisci il rapporto con le band? E poi, come hai gestito il passaggio da “illustratore per passione” a “illustratore per professione”? Immagino non sia facile a volte far capire il valore, anche economico, del proprio lavoro.
Diciamo che gestisco un tariffario abbastanza standard, poi dipende dalle modifiche varie ed eventuali che comportano più o meno ore su un progetto… cerco di gestire il tutto in maniera professionale come si fa negli studi strutturati, anche col rispetto delle tempistiche che i clienti richiedono. E no, spesso non è facile far capire alle persone il valore del lavoro che svolgo, infatti qualche volta (per mia fortuna di rado) chi fa richieste di preventivi poi non si fa più sentire, alcuni ancora si immaginano che il tutto sia regalato, anche il discorso ormai dilagante del diy è ormai preso troppo alla lettera dalle persone, il diy è sano ma comporta comunque lavoro, se stampo del merch è giusto pagarlo, se necessito di un logo o di un artwork anche questo ha un costo, poi ci sono gli scambi di favori… io personalmente sono ancora uno di quelli che acquista la musica, dato che di ambito musicale stiamo parlando… e comunque preferisco lavorare per dei clienti che mi contattano proprio perché vogliono qualcosa di mio piuttosto che per qualcuno che vuole le metallate a caso.
Negli ultimi anni hai avuto a che fare con decine e decine tra band e musicisti, sia italiani che internazionali. Com’è stato lavorare per tutti questi committenti? Cosa ne pensi delle loro richieste?
Le richieste sono nello standard molto varie. Alcuni clienti sono stati molto piacevoli e corretti e con qualcuno il rapporto si è consolidato, sia lavorativamente che da un lato affettivo. In altri (pochi) casi mi sono imbattuto in persone che non si sono comportate per niente bene, sia nell’interloquire, sia nei pagamenti, ma per fortuna, ripeto, sono una cerchia molto stretta, e sia italiani che stranieri. Ultimamente sto lavorando parecchio per scene degli USA, poi come logico in Italia e molto spesso Germania e Francia, ma mi piacerebbe lavorare di più con i nativi norvegesi (eh beh) o comunque la Scandinavia in generale, che trovo una zona ancora qualitativamente molto prolifica nel settore.
Ho notato la collaborazione con Corpoc e Perpetual Lab, che ha portato alla stampa in serigrafia di alcuni tuoi lavori. Oltre a queste, ne hai altre all’attivo? Magari con altri illustratori/designer? Qualcuno con cui vorresti collaborare?
Certo! Con Corpoc e Perpetual Lab siamo continuamente in stretto contatto. È appena uscita per Corpoc una collaborazione tra me e Buttcoffin, che si chiama “A View From The Buttcoffin” e prevede delle serie limitate di poster e backpatches serigrafati. Per il prossimo futuro ci sono svariate cose in ballo, un logo e una collaborazione con Karmazid, uno dei miei più stretti contatti nonché un illustratore incredibile che stimo moltissimo, per un libro basato sul black and white, dove saranno presenti vari illustratori da tutto il mondo. Poi un libro illustrato sul tema del black metal, di cui però non si può ancora anticipare nulla, ma sarà qualcosa di davvero interessante. Sono sempre ben disposto per collaborazioni varie, ma prossimamente cercherò di concentrarmi su qualcosa di mio personale.
Il grande classico tra i possibili commenti ai tuoi lavori (così come ai lavori di tanti altri tuoi colleghi) attacca l’illeggibilità delle scritte e l’immaginario fatto di croci e armamentario vario metal sempre uguale. Cosa rispondiamo per zittire il troll di turno?
L’immaginario di croci e armamentario lo attacco anch’io, anche se non posso dire che non mi piaccia, poi ovviamente c’è modo e modo di mettere le cose giuste al posto giusto… per quanto riguarda l’illeggibilità: ultimamente tra le commissioni in genere c’è un preciso volere le cose più leggibili possibile, condivido a metà… se una band è valida il suo immaginario può funzionare anche con un logo illeggibile, se dobbiamo guardare ai fan che comprano il merch allora sarebbe tutto uniformato, la gente vuole solo cose d’impatto e spesso tralascia altri punti fondamentali che caratterizzano i design e l’estetica di certi ambienti estremi.
I lavori grafici qui presentati sono tutti © View From The Coffin.
I lavori grafici qui presentati sono tutti © View From The Coffin.