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VIBRATACORE, Resurgita

Un vecchio adagio dice che “si deve fare di necessità virtù”, una affermazione che i Vibratacore – in giro dal 2001 – sembrano aver interpretato nel migliore dei modi nel momento in cui, perso un componente per strada e rimasti in tre, hanno dovuto ripensare l’assetto della formazione. Così, Fango (chitarra/voce), Lorenzo (basso) e Sandro (batteria), hanno virato verso sonorità più dirette e giocato sulla potenza di una line up ridotta con i risultati che possiamo testare nel nuovo ep Resurgita, una manata in faccia che prende le mosse dal death metal svedese di Dismember, Entombed e Grave per rileggerlo alla luce del loro background hardcore e creare un pugno di composizioni che stordisce l’ascoltatore e colpisce allo stomaco in modo a dir poco inaspettato.

Nell’insieme, giocano un ruolo determinante alcune deviazioni nel percorso, come l’apertura post-metal all’interno di “Border”, i sample parlati, il solo di “Died To Seem Alive”, i richiami alla scena inglese che gravitava intorno alla Earache e le accelerazioni d-beat, elementi in grado di connotare i brani e farli ricordare singolarmente, senza per questo far perdere omogeneità e compattezza al tutto. La sensazione è quella di un cambio che ha in qualche modo portato la band a guardarsi indietro e riscoprire le radici di un suono, ma al contempo le ha permesso di trovare un nuovo equilibrio e una ritrovata coesione interna, oltre che una maggiore capacità di focalizzarsi sulla scrittura di pezzi efficaci nel veicolare la rabbia e tutta la passione per l’estremismo sonoro. Se questo è un esperimento da cui ripartire e valutare la possibilità di mantenere inalterata la potenza di fuoco, l’impressione è più che positiva, proprio per la bontà di una formula che senza inventarsi chissà quale colpo ad effetto o puntare dritta allo stravolgimento di un certo immaginario, appare persino migliorativa per una formazione che probabilmente aveva bisogno di uno shock per riannodare le fila del discorso e puntare dritta al futuro. A questo punto non possiamo che augurarci di ricevere presto nuovi aggiornamenti e osservare i tre in azione dal vivo.

Nota a margine, l’ultima traccia è una cover e si intitola “Wolverine Blues”… magari vi dice qualcosa, non vi sveliamo nulla invece della ghost-track registrata dal vivo, che rende omaggio ad un altro nume di culto.

Tracklist

01. Breathless
02. Abyss
03. Border
04. Died To Seem Alive
05. Wolverine Blues