VASTUM, Hole Below
Terzo disco per i Vastum di San Francisco/Oakland dopo Carnal Law del 2011 e Patricidal Lust del 2013. Inizialmente nati come una sorta di gruppo parallelo agli Acephalix, rispetto alla cui formazione cambiava solo il batterista, dal secondo disco hanno acquisito una fisionomia propria, sia a causa dello scioglimento dei fratelli (che nel frattempo pare corrano di nuovo in pista), sia per l’inserimento di Shelby Lermo alla chitarra al posto del membro originario Kyle House. Partirei proprio dalla voce e dai testi, ambedue appannaggio sia di Leila Abdul-Rauf (già negli Hammer Of Misfortune), sia del solito Dan Butler. Penso che siano proprio le parole l’elemento che eleva i Vastum al di sopra della media generale della scena death metal. Si rileva un forte immaginario sessuale, ma questo è death metal, quindi niente facili pruriginii, qua emergono immagini introspettive molto disturbanti a base di violenza e abuso. Nella copertina è rappresentato Narciso che si specchia e il buco sotto (Hole Below) che mi viene in mente ha quindi una natura molto più profonda di quella fisiologica a cui si potrebbe pensare di primo acchito. Con tutto ciò non voglio liquidare la musica come secondaria, perché all’atmosfera generalmente disturbata contribuisce sicuramente un death metal molto cupo marchiato da pesantezza vecchia scuola, velocità in genere non elevate e voci avvolte in riverberi da cattedrale gotica. Un clima che soffoca: questo verbo discriminante dovrebbe rendere l’idea. Disco dal valore molto elevato.