VASTUM, Carnal Law
Il debutto dei Vastum (da San Francisco) è dannatamente solido. Uscito nel 2011 e praticamente polverizzato dopo pochi mesi, torna rimasterizzato da 20 Buck Spin. Inutile dire che ci troviamo di fronte a un album di pregevolissimo death metal, che pesca a piene mani dal periodo 1993, abbeverandosi alla fonte velenosa di capisaldi del genere come Death, Incantation e Slayer. Il suono dei Vastum è un viaggio intricato nella violenza più pura e selvaggia, in cui a momenti di follia si affiancano parti dal retrogusto doom/death, sfiancanti e demoniache. Provate ad ascoltare la terza traccia, “Devoid”: la parte iniziale è lenta conturbante, poi a un certo punto qualcosa si spezza e un riff gigantesco conduce a una cavalcata infernale che vi dilanierà la colonna vertebrale. L’uso delle due voci (della chitarrista Leila Abdul-Rauf e del cantante Daniel Butler) contribuisce ad accentuare il grado di nocività di questi pezzi e del disagio che sanno provocare.
Il riffing di Carnal Law è pesante e monolitico, con tutta una serie di dettagli che donano spessore all’insieme, mentre la sezione ritmica è uno schiacciasassi in moto perpetuo: ascoltate attentamente i tocchi di classe del batterista Adam Perry. Gli assoli hanno retrogusto slayeriano: dissonanti, fulminei e lancinanti. L’influenza dei Death si riscontra in certe parti che lasciano libero sfogo alla creatività e alla tecnica dei due chitarristi, contribuendo ancora di più a innalzare il mio giudizio. La registrazione è perfetta: opprimente, melmosa e paralizzante. Un debutto con i controfiocchi e un gruppo che ancora oggi sa davvero il fatto suo.