VALERIO ORLANDINI

Adesso si sgretola il cielo,
la piscina prosciugata
rende duri i tuffi.

dal libro di poesie “Separazione dei gemelli” di Valerio Orlandini

Vi ricordate Valerio Orlandini? Il suo Annullamento, ascoltato oramai diversi mesi fa, era un lavoro per stomaci forti che allo stesso tempo ripescava soluzioni industrial vecchia maniera, salvo poi aggiungere un bel sostrato di noise color pece. Proviamo a conoscerlo meglio. La Firenze “a mano armata” è anche questa.

VALERIO ORLANDINI

Ciao Valerio, sbrighiamo le formalità. Parlaci di te e di come ti sei formato musicalmente.

Valerio Orlandini: Ciao! Ho cominciato ad avvicinarmi alla produzione musicale poco più di dieci anni fa, con alcune sperimentazioni noise supportate dal basso elettrico, primo strumento che ho imparato a suonare. Nel frattempo, appassionato com’ero di musica black metal (una passione che ho ancora adesso), ho scoperto la musica ambient attraverso le numerose produzioni nate in seno alla scena black (Mortiis, Burzum, Beherit e Vinterriket su tutti). Da lì ho iniziato a suonare musica ambient con il mio primo, e ancora attivo, progetto Symbiosis, dapprima con il solo computer, quindi espandendo la mia attrezzatura con synth ed effetti hardware. Con il tempo ho avuto modo di conoscere tutta la vasta scena dark ambient al di fuori del black metal, e quindi mi sono avvicinato a tutta l’elettronica più sperimentale ed estrema in circolazione, integrando via via queste influenze nella mia musica. Ascolto anche altri generi (classica, heavy metal, un po’ di rock), ma non li considero inerenti al mio stile.

Principali influenze?

Come in parte accennato poc’anzi, innanzitutto il black metal. Per quanto non lo abbia mai suonato, ha profondamente influenzato il mio modo di approcciarmi alla materia musicale. Hanno inciso tanto i classici norvegesi (Burzum, Emperor, In The Woods… e Ildjarn su tutti) quanto l’underground europeo, Legions Noires francesi e gruppi italiani (fondamentali per me sono stati i Tronus Abyss, che hanno seguito un percorso musicale che mi ha aperto molti orizzonti) in prima istanza. In campo dark ambient e industrial (nonostante questo secondo termine sia molto vago, c’è chi lo usa per riferirsi a progetti come Brighter Death Now e chi persino per indicare i Rammstein) potrei fare l’elenco di tutte le produzioni delle varie Cold Meat Industry, Old Europa Cafe, Cyclic Law, senza dimenticare tante piccole etichette che pubblicano lavori egregi. Per quanto riguarda l’industrial originale, come Throbbing Gristle, Cabaret Voltaire e SPK, devo confessare che l’ho scoperto relativamente tardi. Diciamo che l’industrial è stata più un’influenza riguardante l’attitudine e l’approccio che lo stile musicale. In ogni caso tendo ad assorbire e a rielaborare qualsiasi cosa possa ritenere utile per raggiungere un risultato interessante. Dalla techno più oscura al trip-hop più ipnotico, non scarto niente a priori.

La scelta di operare da singolo senza alcun moniker viene dopo il tuo periodo passato da Symbiosis. È stata una scelta precisa, tra l’altro molto poco in voga in ambienti “industriali”: ha un qualche tipo di implicazione o è semplicemente un “metterci la faccia”?

In realtà hanno confluito diverse motivazioni. Innanzitutto preciso che con Symbiosis sono ancora attivo, ho pubblicato un disco alla fine dell’anno scorso e sto lavorando su un nuovo album. La ragione principale per cui sto usando anche il mio nome consiste nel fatto che, almeno secondo me, quando usi un moniker ben preciso in qualche modo questo viene associato a un certo immaginario e a un certo stile, anche se ovviamente entrambi possono evolvere con il tempo. Usando il mio nome mi sento slegato da questo, e posso produrre senza dover per forza seguire un “filo logico” musiche diverse l’una dall’altra. Al contrario, con Symbiosis, per quanto stia seguendo un percorso che mi porta di volta in volta ad affrontare scelte stilistiche differenti, l’immaginario (legato in quel caso alla natura e al rapporto che l’uomo ha con essa) rimane quello e la musica si adegua a determinate tematiche, ovviamente scelte in piena libertà.
Inoltre, ho sempre mal tollerato l’abuso di pseudonimi (ben evidente in certi ambienti musicali), dato che lo pseudonimo dovrebbe in teoria servire a renderti anonimo, invece spesso è usato come un nickname figo per fare il personaggio della scena. Basti vedere quanti si scelgono il loro bravo pseudonimo e poi non mancano di piazzarvi accanto foto con il loro faccione dappertutto…

La tua attività si snoda anche attraverso la realizzazione di video o nell’ultimo periodo anche di poesie. Il live per te sembra avere così una componente anche fortemente teatrale o sbaglio?

Sì, è assolutamente così. Proporre dal vivo quello che faccio in studio non è per niente facile, da un lato perché spesso i miei brani sono il risultato di lunghe operazioni di sound design e sovrapposizione di numerose tracce, dall’altro perché non è raro che costruisca dei pezzi intorno a delle improvvisazioni, per loro natura non riproducibili. Per questo dal vivo tendo a proporre solo in parte quello che faccio in studio, dando invece spazio agli altri miei interessi: poesia, fotografia e realizzazione di video. Cerco di unire tutti questi elementi in un tutt’uno completo, un universo in parte coerente, in parte assolutamente privo di legami rigidi tra le sue parti, dove lo spettatore può scegliere se entrarvi con entrambi i piedi o privilegiare solo una delle sue componenti. È sicuramente più stimolante e gratificante rispetto a cercare, spesso senza successo, di riproporre dal vivo quello che ha avuto ragione di esistere solo nel processo – completamente diverso – della produzione in studio.

Hai all’attivo il progetto Norv e apparizioni nel collettivo di casa Dio)))drone e una collaborazione ancora chiusa nel cassetto con L.C.B.. C’è dell’altro che dobbiamo sapere?

Di collaborazioni ho avuto la fortuna di farne diverse in questi anni. Tra quelle già pubblicate sicuramente quella con TSIDMZ è quella che mi ha dato più soddisfazione, sia per la risonanza che ha avuto sia perché conosco Solimano di persona, quindi è stata una collaborazione anche a livello umano oltre che musicale. Di future collaborazioni ne ho diverse in cantiere, da L.C.B. a vari progetti con membri di Dio)))drone, da un progetto con un musicista canadese chiamato Citadel Swamp a quello con Nàresh Ran (NORV, ormai prossimi all’esordio discografico). Inoltre tempo fa ho collaborato con Mord, l’ex chitarrista dei Tronus Abyss, che adesso suona nei Nibiru, un validissimo gruppo che fa una sorta di doom molto psichedelico e anni Settanta. Insieme abbiamo registrato due lunghe tracce dark ambient in attesa di essere pubblicate. Inoltre, ho partecipato a un interessante progetto di cui non posso ancora dare dettagli, ma garantisco sorprese a breve.

Sonus Dept. è la tua “libreria” sonora: il sound development secondo te.

Sonus Dept. è una piccola organizzazione dedita al sound design che ho messo in piedi circa un anno fa, per poter sfruttare anche commercialmente quello che ho imparato durante gli anni in cui mi sono dedicato alla produzione musicale. Ho sempre ritenuto di fondamentale importanza il lavoro sul suono, soprattutto considerando il tipo di musica a cui mi dedico. Spesso richiede più impegno ottenere proprio il tipo di suono che hai in mente, piuttosto che costruire le strutture, anche complesse, che sorreggono un brano. Penso che si tratti della cifra tecnica necessaria per dedicarsi a certi generi musicali: come in altri casi senza saper suonare bene la chitarra si va poco lontano, per chi sperimenta nell’ambito dell’elettronica più astratta il sound design non può essere ritenuto un di più di cui poter anche fare a meno.

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