VALERIO CAMPORINI FAGGIONI, Form And Disintegration
Torno ad ascoltare (e a scrivere di) Valerio Camporini Faggioni dopo la precedente uscita Sud E Magia, anche se in questo Disintegration il tessuto sonoro e la riflessione intorno alla musica sono del tutto diversi. Se infatti Sud E Magia era una colonna sonora a servizio di un documentario, qui il musicista ipotizza e riflette sui processi di disfacimento di qualsiasi costrutto umano e sociale, e tra questi la musica. In questo senso il primo rimando è di sicuro Leyland Kirby aka The Caretaker con le sue sale da ballo in decadimento, ma a differenza di quella melanconia in Form And Disintegration si assiste quasi a una concentrazione frettolosa, a dimostrazione della cronica mancanza di tempo per assorbire un’opera musicale.
Spaventa riflettere su quanti brani o lavori scartiamo o skippiamo in tre secondi, opere che forse hanno impegato mesi, anni a focalizzarsi fra le dita di musicisti e altrettanto tempo a essere scritte, incise, pubblicate. Ma è la vita, questo affastellarsi di esperienze, ascolti e spunti da conoscere, commentare e condividere. Così il lavoro di Valerio assume drammaticità e raccoglie attenzione, soprattutto nei momenti nei quali l’aria pare giocare tra foschia e luce in dinamiche più aperte come in “Gathering : Of Centrifugal Forces :”, dove i violini, i flauti e le percussioni lo accompagnano in un adagio che profuma di sacrale attesa. Sul disco poi cala un’aria sci-fi drammatica, per una “Fluctuations : Of Sentiment Index :” che potrebbe simulare le spoglie di un Vangelis post-Blade Runner qualora fosse stato derubricato e ritirato dal servizio. Le parole nella traccia conclusiva giocano con la nostra emotività ma nessun trucco può giocare col nostro giudizio, lasciandoci con le idee chiare su di un lavoro del genere. Una la riflessione su Form And Disintegration, al netto di un ascolto intenso e accorato: essendo uscito in data 24 novembre 2023 la sua forma sarà quella concepita dall’autore oppure sarà già stata deteriorata? Ai posteri l’ardua sentenza…