VACUUM AETERNA, Project:Darkscapes
Il titolo di quest’album d’esordio per Cyclic Law parla chiaro per questi due italiani. Project:Darkscapes vuol dire in sostanza che i Vacuum Aeterna (sic) guardano al cinema e ad altre arti visive, vogliono che i loro pezzi siano una colonna sonora al servizio di una storia per immagini, possibilmente poco conciliante, tesa e spaventosa. Alcuni scelgono la strada di un suono tossico e imperfetto, altri invece preferiscono qualcosa di molto pulito, come in questo caso, in cui le ambizioni da “sound designer” sono palesi, tanto che se Project:Darkscapes fosse finito sulla Cryo Chamber di Simon Heath (Atrium Carceri), nessuno tra gli appassionati del genere avrebbe battuto ciglio. Oltre a un’indubbia capacità di tessere atmosfere, i Vacuum Aeterna sono bravi a catturare l’attenzione con tribalismi primitivi e inquietanti. La confidenza con le ritmiche lascia pensare che lo spettro dei loro ascolti e delle loro esperienze sia ampio, e questo non può che essere un punto di forza all’interno di un contesto un po’ troppo manierista come quello in cui si trovano adesso. Tutte queste caratteristiche (sound levigato, non appartenenza stretta a una scena, percussioni col tiro “ancestrale”) li avvicinano molto ai Pact Infernal, collettivo (?) misterioso di casa Samurai Horo intorno al quale si cerca di creare molto hype e al quale in realtà hanno ben poco da invidiare, se non l’ufficio stampa.
L’unica cosa che non amo di questo tipo di operazioni è che manca un po’ di sangue vero. Al di là del mio gusto personale, comunque, se i due vogliono giustamente proseguire lungo la loro strada, dovranno solo acquisire una fisicità ancora maggiore, perché oggi molte produzioni desiderano il compositore che riesce a spaccare il pavimento della sala a colpi di basse frequenze.