URALI, Persona
To Lose La Track e Fallo Dischi danno alla luce Persona, il primo disco di Urali, nuovo alias del chitarrista dei Cosmetic, ed ex leader degli Shelly Johnson Broke My Heart, Ivan Tonelli. Ognuna delle nove tracce di questo disco porta il nome di – e prende spunto da – un individuo reale per esplorare “l’impossibilità di conoscere un essere umano nella sua interezza”, un presupposto che “crea dei vuoti, dei gap che fanno orrore o che danno possibilità di manovra, nel bene o nel male”. Tonelli si serve di chitarra e voce per descrivere queste possibilità di manovra facendole risuonare in due direzioni: da una parte la linearità vocale, che viaggia lungo percorsi morbidi e puliti, dall’altra un folk che spesso e volentieri si sporca ed esplode in distorsioni prolungate. Ad aprire l’album è “George (My King)”, con una chitarra estremamente rumorosa che contrasta in tutto e per tutto con la voce melodiosa di Tonelli, mentre “Immanuel (We Don’t Have To Work In Dreams)” tende la mano alle atmosfere malinconiche proprie di Sufjan Stevens, arricchendole però di un ritmo più sostenuto e un dialogo estratto dal film “Closer” (Mike Nichols, 2004). Degne di nota “Hector (Horror Vacui)” ed “Hector (A Friend)”, unite sia musicalmente che testualmente: la vibrazione bassa e inquietante che percorre entrambe come rumore bianco rende una la continuazione dell’altra, simboleggiando il legame fra l’amicizia e la paura del vuoto, horror vacui appunto. “Mary Anne (The Tailor)” ricorda invece, forse anche troppo, un brano dei Radical Face; la chiusura è affidata a “Meadow (Nightwalk In Rome)”, che riassume l’unicità degli elementi chiave dell’espressione artistica di Urali.
Nel complesso Persona consolida ed esalta lo stile di Tonelli che, pure con qualche pecca (l’inglese talvolta non risulta efficace, e il connubio chitarra-voce tende a essere limitante), riesce lo stesso a produrre qualcosa di piuttosto compatto e personale, potenzialmente apprezzabile tanto in Italia quanto all’estero.