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URAL UMBO, Roomer

Ural Umbo è uno dei tanti progetti di Reto Mäder, mandato avanti oggi insieme a Marko Neuman (Dark Buddha Rising, Waste Of Space Orchestra), ieri con Steven Hess (tra i tanti gruppi di cui ha fatto parte, nomino gli Innode, visto che il disco è fuori adesso). Marko qui fa le voci, che prima non c’erano, mentre la batteria, una volta a carico di Steven, è in mano a Reto. Indipendentemente dal nome che dà alle sue band, Mäder si muove sempre in una zona d’ombra, utilizzando strumenti diversi (analogici e digitali), ma badando sempre alla creazione di atmosfere dense, sinistre e destabilizzanti, senza ricorrere mai ad alcun cliché dark ambient o delle musiche per film, anche se lo andremo a mettere su quegli scaffali lì (ma il suo lavoro, nel corso del tempo, si è annodato pure con doom, al drone-doom, psichedelia e da poco con JeGong al kraut…).

Roomer è, se vogliamo immaginarcelo così, un nuovo episodio della serie horror ideata da Reto Mäder: si vede senza dubbio la sua impronta (un flusso di suoni scurissimi, questa volta forse maggiormente punteggiato dalla batteria) e per fortuna le idee non sono ancora finite. Magari queste idee sono le stesse, per carità, ma come minimo sono ben rimescolate: a far capire che Ural Umbo parla di anime che non hanno pace stavolta sono direttamente – e in modo più esplicito del solito – voci lontane, cantilene e grida di qualche malato/a di mente, materiale che compromette la psiche quasi subito e che non è facile da ascoltare due volte di fila. Mi verrebbe da scrivere che è come se avesse introiettato Diamanda Galás nel disco, ma ci vorrei pensare ancora un po’. Ascoltate pure voi e mi saprete dire.

P.S.: già che ci siete, procuratevi anche i vecchi dischi di Ural Umbo, tra le migliori cose messe in giro da Utech.