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UNBURNT, Procession

UNBURNT, Procession

Non mi stancherò mai di ripeterlo: arriva un sacco di roba dalla Francia.

No, non mi riferisco ai vini, ai formaggi e a qualche talentuoso calciatore sfuggito alle mire del Paris Saint Germain: parlo di musica estrema, di band talentuose e ambiziose. È vero, da questo punto di vista non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, così come abbiamo vino, formaggi e calciatori, ma, per qualche ragione (una maggiore curiosità da parte di pubblico e critica?), da quelle parti le nuove leve sembrano riuscire ad emergere con maggiore facilità.

Gli Unburnt, band alsaziana cresciuta a pane e Neurosis, sono gli ultimi della lunga lista di nomi, alcuni dei quali diventati altisonanti in ambito metal e hardcore, che compongono la scena transalpina. Attivi dal 2014, si sono fatti una lunga e silenziosa gavetta registrando due ep, One nel 2015 e Æthereal nel 2018; ora è arrivato il momento di rilasciare il primo long playing, Procession.

“Un altro gruppo che viene ad insegnarci come si imitano gli Isis”, dirà qualcuno. Io, invece, dico “un altro gruppo che offre un’interpretazione personale del genere”. È evidente la tendenza degli Unburnt a combinare le dilatazioni atmosferiche proprie del post-metal con le turbolenze ritmiche degli affermati connazionali Gojira.

Procession è un disco tumultuoso e dominato dall’oscurità, non quella che potrebbe celare un misterioso rituale esoterico, quanto il buio che attende un uomo immerso nelle sabbie mobili, costantemente in bilico tra la lotta disperata e l’accettazione del proprio inevitabile destino. Pezzi come “Blackblood” e “Remains” ci trascinano nelle viscere della terra, o più probabilmente dell’io, visto che ai riff schiacciasassi e ai muri sonori fanno da contraltare episodi di profondo raccoglimento ed introspezione.

Eppure una sorta di rivelazione salvifica ci attende in fondo al pozzo, o quantomeno così sembrano suggerire i passaggi energici di “Rebirth” e “Obscure”, tracce che risaltano per il complesso gioco di dinamiche e le sfumature armoniche, benché la seconda si interrompa bruscamente alla conclusione dell’album, lasciandoci incerti sull’esito di questo viaggio allucinato.

Ciò che ci rimane è un’interessante release dell’ennesima scommessa dell’underground francese. C’è sicuramente qualche asprezza da smussare e il cammino verso la maturità è ancora lungo, ma gli Unburnt dimostrano di avere il coraggio necessario per poter lasciare il segno in futuro.