UNAUSSPRECHLICHEN KULTEN, Keziah Lilith Medea
Il Cile ha sempre regalato grandi emozioni in campo death metal, e questi Unaussprechlichen Kulten non fanno eccezione. Giunti al quarto capitolo della loro saga, procedono come panzer durante la Seconda Guerra Mondiale: implacabili e distruttivi. Le coordinate sono quelle di grandi band come Morbid Angel, Immolation, Sadistic Intent e Incantation: un death metal fumoso e oscuro, direttamente dagli abissi dell’inferno. Colpisce un certo gusto per la brutalità e la violenza, ammantate di una sorta di misticismo, praticamente la colonna sonora di un rito orgiastico con sacrificio finale. Una vera delizia per le mie orecchie.
Keziah Lilith Medea è un album musicalmente senza sbavature, in cui riffing mostruosi copulano con una batteria al limite del dolore fisico, in una sorta di metastasi sonora infetta e maleodorante.
Il concept sul quale si basa questo platter è davvero interessante: le donne nel paganesimo medioevale europeo, celebrate come grandi sacerdotesse della vita, portatrici del frutto dell’amore più puro. Il tutto viene poi traslato all’interno delle persecuzioni di cui furono fatte oggetto dalla Santa Inquisizione, che considerava queste caratteristiche che citavo prima un’aberrazione da lavare col sangue, dunque marchiava le donne come esseri malvagi e satanici. E di sangue ne fu versato tanto, tra roghi e torture, senza troppo badare alla possibile innocenza di queste persone. Come sempre, infamia eterna su ogni tipo di religione e soprattutto sulla Chiesa e su chi la rappresenta. Detto ciò, non mi rimane altro che consigliarvi questo disco, che suona innanzitutto onesto e sentito.