UMWELT, Abandon In Place
Obbligatorio un “lunga vita alla nuova carne” iniziale, dato che la New Flesh arriva al ventesimo full length e si tratta della colonna sonora di un immaginario film di fantascienza: “Abandon In Place”, del resto, a me fa pensare all’ordine di qualche militare dato al solito equipaggio sfigato che trova vita ostile su di un altro pianeta o in qualche strano angolo del nostro, antefatto dell’altrettanto classica carneficina. È pieno diritto di questo musicista francese realizzare un lavoro che guarda al passato e a un certo tipo di cinematografia e di registi: Umwelt è un veterano molto rispettato, il cui precedente Days Of Dissent era diverso da Abandon In Place ma davvero buono, e dunque può far quel che vuole, soprattutto se poi mostra effettivamente grande confidenza con synth analogici, drum machine e atmosfere carpenteriane. Il grosso problema è che non se ne può più di queste uscite oppure semplicemente sono finiti i soldi per comprare tutte le colonne sonore di roba Netflix che pubblica la Invada, i dischi di Perturbator, quelli dei Survive o quelli centocinquantesimo maghetto del Buchla comparso l’altro ieri (e già fondamentale), per non parlare delle ristampe e del lavoro di chi scende in campo in prima persona (Sua Maestà John, ad esempio).
Le pulsazioni dell’iniziale “Void Of Nothingness”, unite alle sirene d’allarme, sono l’esca irresistibile per tutti gli appassionati, che potrebbero avere una reazione pavloviana e mettere subito mano a PayPal. Poi arriva la title-track, con un tema semplice semplice che fa pensare a neon e cemento, sigla perfetta per qualche vecchio-nuovo telefilm ambientato nel futuro. La bravura nel creare brevi cellule melodiche perfette “La Cosa” o “Terminator” si vede anche nella successive “Celestial Matter” o “Rogue Black Hole”, con tanto di respiri lenti e misteriosi che lasciano immaginare chissà quale mutante in agguato in quell’angolo buio lì, a sinistra, nella vostra stanza. Stesso discorso per “The Last Nightfall” e “Journey To The End Of Time”, mentre “Tres-2 B Flowers” e “Galactic Wreck” sono più upbeat e tragiche, una variazione salutare nel contesto di un disco che diversamente sarebbe stato troppo ripetitivo. Non posso parlar male di Abandon In Place, perché fa il suo porco lavoro d’intrattenimento, ma è già da un po’ troppo tempo che stiamo seduti comodi nel passato del futuro.