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ULTRAPHALLUS, The Art Of Spectres

Ultraphallus1

The Art Of Spectres arriva cinque anni dopo l’ultimo lp degli Ultraphallus ed è un disco molto diverso dai precedenti, più o meno etichettabili sludge metal: è difficilmente infilabile dentro un genere specifico, è evoluto e non ostico, accessibile ma per niente scontato. I primi due dischi del gruppo di Liegi erano stati autoprodotti, il terzo era uscito per l’inglese Riot Season, mentre quest’ultima fatica dei quattro entra (opportunamente, considerato il loro cambiamento stilistico) a far parte dell’ampio catalogo Sub Rosa, etichetta belga da sempre interessata alle avanguardie musicali.

Rispetto al passato The Art Of Spectres risulta parecchio svincolato dal metallo e virato verso lidi psichedelici e post-rock. La traccia di apertura è un manifesto: basso distorto e rumore soverchiante che domina, con la voce che non rinuncia alla propria funzione melodica (e non lo farà nella maggior parte del disco). “Madrigal Lane”, la seconda, si apre con un bel basso, stavolta pulito ma ipnotico, che ci accompagna sul tappeto di distorsioni apparecchiato dal chitarrista Xavier Dubois, che infatti bada più a far sfrigolare il proprio strumento che non a confezionare riff. “Let Him Be Alistair” ha un inizio in salsa sludgecore, ma irrompe improvvisamente una sorta di blues malato corredato da batteria sfatta, che poi si dissolve in un finale dal gusto noise. “The Death Of Mark Frechette” (l’attore protagonista di “Zabriskie Point”, scomparso giovanissimo in circostanze singolari) appare come un breve intermezzo in cui il cantante Phil Maggi fa lo Scott Walker travisato, “Whitewasher” ha un tiro vagamente tribale, “Eva Ionesco” (dal nome di una modella bambina francese; i quattro sembrano voler raccontare storie poco note, oltre che farci viaggiare) si muove tra psichedelia malata e doom. La traccia finale, tutta giocata sulla ritmica, vede un Dubois che nella smania di esplorare le capacità espressive della chitarra alterna distorsioni a mandolinate: forse qui un po’eccessivi, li avremmo preferiti più asciutti.

Tracklist

01. The Blood Sequence
02. Madrigal Lane
03. Let Him Be Alistair
04. The Death Of Mark Frechette
05. Whitewasher
06. Eva Ionesco
07. Sinister Exaggerator