ULCERATE, Shrines Of Paralysis
Gli Ulcerate sono in tre ma sembrano cinque, pensano a suonare e non a mettersi le toppe giuste sulla giacchetta, sono malsani e al contempo tecnici (e ti stanno anche rompendo il culo, proprio adesso, mentre li ascolti), la produzione è pulita, ma il sound resta tossico anche se non si nascondono dietro al fumo del rumore come i Portal. Di base fanno death metal, pescano poi dal black e dal doom (con qualche passaggio strumentale più prossimo al postmetal) e dunque possono piacere a un grosso numero di persone, ad esempio a me, che del tech-death me ne sbatto, forse perché negli ultimi due dischi ci sento anche la negatività dei Deathspell Omega, nonostante il paragone a cui si ricorre sempre sia quello coi Gorguts. Vedo comunque che non sono il solo, così come mi accorgo, cercando di sbrogliare la matassa, che anche il legame coi Pyrrhon non è tanto peregrino. Questo di solito succede quando un gruppo trova la sua identità, che è la risultante dell’immancabile sintesi delle proprie influenze e magari di un quid non scomponibile in cui ciascun ascoltatore a volte vede un po’ quello che vuole lui, che può tranquillamente non essere ciò che la band intendeva fare.
Leggo in giro qualcuno che ritiene The Destroyers Of All (2011) il loro capolavoro, ma mi chiedo come non percepisca la densità e la potenza superiori del successivo Vermis e di questo Shrines Of Paralysis, che già alla terza traccia (una tragica “There Are No Saviours”) sfiancherebbe il Demonio, anche se questo non significa che sia noioso, piuttosto che è un avversario fortissimo che però non puoi far a meno di affrontare. In realtà, dopo, l’intermezzo breve “Bow To Spite” e una “Chasm Of Fire” più bilanciata tra parti veloce e lente danno la possibilità di rimettersi in piedi prima di essere assaliti da “Extinguished Light”.
Ho letto che nella testa della band questo è un album maggiormente melodico: chissà se dopo una quindicina d’anni e cinque full length questa ipotetica maggiore accessibilità permetterà agli Ulcerate di affermarsi ulteriormente. Voglio anche vedere cosa faranno col prossimo: non sarà semplice trovare nuove soluzioni e tenere sempre così alta l’asticella.