ULCERATE, Cutting The Throat Of God
Gli Ulcerate hanno fabbricato un mondo separato dove raccontare storie che sanno solo loro. Ascoltarli vuol dire raggiungere un pianeta con un paesaggio molto caratteristico e un’atmosfera densa, poco respirabile ma altrettanto immediatamente riconoscibile. Ha senso che molti li definiscano “avant”, perché in effetti sono avanguardia, sono arrivati prima degli altri a certe cose e stanno forse indicando una strada a chi metterà su un gruppo negli anni a venire.
Cutting The Throat Of God è un altro libro ambientato nel loro mondo, più malinconico e riflessivo, un po’ come lo era stato il precedente Stare Into Death And Be Still, che potrebbe esser visto come un cambio di passo dopo un lungo percorso, ma questa volta credo si senta subito e chiaramente. Se uno non conosce gli Ulcerate, di sicuro si accorge subito della complessità dei pezzi e di quanto possano diventare intricati, delle dissonanze di cui tutti parlano e delle accelerazioni improvvise, oltre che di trovarsi di fronte a un insieme personale e sempre coerentissimo: non è per caso, secondo me, che la maggior parte delle copertine abbiano una base nera e poi il resto sia di un solo, preciso colore, col disegno che emerge dalle differenze tra sfumature di questo stesso colore. Chi li ascolta da tempo, invece, in questo disco vedrà aprirsi spazi meno soffocanti, percepirà maggiore melodia e frangenti più calmi e introspettivi. Ancora una volta è impossibile, per chi segue il metal estremo, rimanere indifferente di fronte al lavoro di questi tre mostri.