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UFOMAMMUT, Oro: Opus Alter

Oro: Opus Alter

Il primo episodio di Oro aveva saputo imporsi grazie a una scrittura che lasciava da parte qualsiasi tendenza al formalismo per concentrarsi su un flusso sonoro ricco di spunti e intuizioni felici. Opus Alter alza ancora il tiro, oltre a completare e rendere ancora più efficace il primo episodio. Ciò che colpisce sin dal primo ascolto è la grana dei suoni, ancora più corposi e potenti, figli di una sterzata hard-psych mai così evidente anche in sede di composizione. La migliore immagine per Opus Alter è quella di un vortice magmatico che avviluppa l’ascoltatore e lo trascina all’interno di una colata di metallo fuso, figlio dell’hard-rock, ricco di risvolti spaziali, sempre in bilico tra implosioni e esplosioni, che vengono qui finalmente liberate in tutta la loro irruenza. Gli Ufomammut hanno saputo assumersi i loro rischi per creare un album che colpisce in ogni suo aspetto e rende giustizia alla fama conquistata negli anni, tanto cruento in alcune parti quanto profondo e introspettivo laddove i suoni si stemperano e lasciano spazio agli effetti, quasi si trattasse di un moderno mantra che fatica per ergersi sopra le scariche elettriche di un temporale. In questa complessa dicotomia sanata e resa flusso unitario si ritrovano la vera natura di Opus Alter e la sua forza visionaria, che proseguono e rendono compiuto il discorso del primo capitolo ma, al contempo, danno vita a un album in grado di reggersi in piedi sulle sue gambe come autentico monumento all’Ufomammut-pensiero. A tratti Opus Alter si fa epico nell’accezione migliore del termine, cioè col mood catartico tipico delle più avvincenti cavalcate psichedeliche, capaci di innalzarsi e ispessirsi come un fiume d’acqua costretto in un corso ad imbuto che ne rende sempre più agitato e fragoroso lo scorrere. La bellezza di brani come “Sublime” sta anche nel saper “decostruire” questo processo, rallentandolo alla bisogna, fino a renderlo flebile disturbo di fondo, crepitio sonoro che prende via via forza e comincia una danza che inganna le aspettative e rende ancora più ipnotico l’evolversi del tutto. Ciò che ci si aspettava dagli Ufomammut era proprio una simile dimostrazione di padronanza dei propri mezzi e questa doppia uscita soddisfa appieno le aspettative: ci mostra una band lanciata in corsa contro la tempesta, senza rete e senza remore, incurante del fragore provocato dagli strumenti e dalla scompostezza del trotto che si rompe in galoppo. In pratica, un applauso a scena aperta da parte di uno scettico di lunga data.

Tracklist

01. Oroborus
02. Luxon
03. Sulphurdew
04. Sublime
05. Deityrant