TWISTER, The Band That Ties You Up In Knots
Hardcore melodico, punk-rock con il piede premuto sull’acceleratore e il cuore diviso tra East e West Coast, riff macinati senza sosta e batteria up tempo, cori anthemici da dito alzato e tanta tanta energia. Questa, in soldoni, la formula dei Twister, una miscela usata e abusata che per qualche strano motivo continua a far presa come una volta, soprattutto oggi che le nuove generazioni non guardano più da queste parti per cercare di sfondare e si dedicano ad altro, tipo emo-screamo-death-crab-core o come preferite chiamarlo. Così, gente come i Twister, che certi suoni li ha metabolizzati lungo gli anni e che l’esperienza nel campo se l’è fatta con Remove, Think About, TestText, Meglio Gruppo, The Coffeens, decide di tornare alle radici del proprio bagaglio musicale e di ritirare fuori il sano vecchio punk-rock di una volta, quello no thrills e via a pedalare. Nessuna pretesa, nessuna ricerca sonora all’avanguardia, tanto meno voglia di scardinare le regole di un gioco che continua a funzionare, piuttosto un tributo onesto e sincero, suonato con il cuore e su cui si cerca di iniettare la propria personalità senza che questa vada a cozzare con i capisaldi del linguaggio preso in prestito da nomi illustri quali Ramones, Screeching Weasel, Millencolin, Face To Face, tanta California e vecchia scuderia Epitaph a dare quel piglio scanzonato e solare. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, ma il divertimento è assicurato e chi ama il genere troverà pane per i suoi denti. One, two, three, four…