TWIST OF FATE, September Winds [+ full album stream]
Giuseppe Verticchio è Nimh e metà Hall Of Mirrors. Ha pubblicato molti album – anche collaborativi – nel corso degli ultimi quindici anni, ha curato e cura il sito Oltreilsuono, su cui recensisce materiale appartenente allo stesso scenario nel quale agisce. Si occupa inoltre di mastering. Se faccio l’elenco dei suoi editori (Silentes, Malignant, Eibon, Afe…) s’intuisce in modo vago come possa suonare un suo disco, ma l’uomo ha molta esperienza alle spalle, quindi è un po’ stupido andare a comporre l’albero delle influenze, dato che stiamo parlando di qualcuno capace allo stesso tempo di lavorare a quattro mani con Mauthausen Orchestra e coltivare una passione per alcune musiche e alcuni strumenti “non occidentali”.
A un certo punto del suo percorso Giuseppe ha recuperato la chitarra come strumento per dar forma ai suoi dischi, declinandola in chiave ambientale. Ciò non toglie che, in alcuni casi, la sei corde abbia favorito la presenza di tracce più “suonate” e melodiche, per cui ha senso che di recente abbia messo in piedi questo progetto assieme a Daniela Gherardi (violino, synth, effetti) e deciso di sviluppare una narrazione ancora una volta libera e destrutturata (le sette tracce di September Winds non sono canzoni, ma passeggiate), però in qualche modo più umana e rasserenante. L’artwork, realizzato con fotografie di un bosco illuminato dal sole che forse si sta colorando d’autunno, è lo specchio fedele di quanto andremo poi ad ascoltare: un intreccio di chitarra acustica e non, accompagnato da violino e linee impalpabili di synth, che sembra essere il racconto di una giornata passata in pace a camminare e suonare, lontani dalle scocciature cittadine (verso la fine di tutto, grazie al field recording, l’umanità si ripresenta sotto forma di treno).
Siccome immagino che la parte più “gotica” del pubblico di Nimh abbia a casa qualche disco “neofolk” o “neoclassico”, preciso che September Winds non ha nulla a che fare con quei sottogeneri e con quelle scene, non esprime particolari nostalgie per piccoli mondi antichi o ideali di bellezza particolari, perché è molto più terrestre, semplice senza essere banale. Potrebbe essere un disco Gizeh Records, per fare un paragone meno scontato: qualcosa che non è post-rock, né ambient o folk, ma sta da quelle parti; qualcosa che è poetico, senza però che nessuno se la tiri da poeta.
Gli amici di Oltrelanebbiailmare (Silentes) ci hanno chiesto di mettere in ascolto il disco per un po’ e noi non possiamo che esserne lieti.