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TRUST THE MASK, Idiom

Da Schio, Vittoria Cavedon ed Elisa Dal Bianco sono Trust The Mask. Un duo che nasce con lo scoppio della pandemia, iniziando a comporre i propri brani prima che tutto si fermi. Questa storia sembra per certi versi anche la storia del disco: dopo l’iniziale “Juniper”, infatti, “It’s a Matter Of Fact” si ingolfa su sé stessa in uno stato catatonico, con dei canti di sirena sullo sfondo a trattenerci in un limbo fra sogno ed ipnosi. Ne usciamo grazie a un suono orientale che ci fa letteralmente abbandonare le sponde, portandoci altrove. La musica di Trust The Mask è una commistione fra digitale, ricerca vocale e pop, mai scontato e talvolta drammatico: in “Otaku” entriamo nell’ossessione dei videogiochi, spinti lungo un percorso schematico e monodirezionale che ci induce ad approfondire il loro universo. Un universo fatto di suoni di plastica, di connessioni, di maschere, indossate e svelate, fino a perdere la capacità di distinguere tra realtà e finzione. La nostra realtà in questo baillamme è rappresentata dalle voci di Elisa e Vittoria, che appaiono come miraggi e ci riportano, in un brano come “Our Fault”, al ricordo di Nina Miranda e dei suoi Smoke City. Spogliandosi di quasi tutto riescono a portare emozioni potenti, come in “Unsaid”, fortemente evocativa e drammatica, tutta giocata su una sottrazione che ghermisce l’ascoltatore. È musica pop mai banale quella delle Trust The Mask, musica che mescola mondi fra suoni acustici ed elettronici in un sogno folklorico colorato e leggiadro. Spingendo sul ritmo escono singoli pop radiofonici come “Will You Come?”, che potrebbero conquistarsi un discreto airplay ma tutto il disco straborda di idee, accostamenti e giochi che danno più livelli di lettura a quelle che a prima vista potrebbero sembrare canzoni di pop 2.0. La ruggine di “Murder” a riprodurre flashback scat e la finale “You’re Not Fine” danno il definitivo benvenuto a Vittoria ed Elisa in un mondo che negli ultimi mesi ci sta regalando dischi cangianti e diagonali come quelli di Kenji Araki e Vera di Lecce, a tramortirci fra illusioni e maschere.