TRRMÀ, Mixtape Vol. 2
Nell’era della digitalizzazione più selvaggia e della frammentazione musicale per cui spesso i singoli pubblicati da un unico artista non sono il preludio alla pubblicazione di un disco, due concetti tornano prepotentemente alla ribalta: quello del mixtape e della sua produzione poi per musicassetta.
Le contingenze sono tante e potrebbero apparentemente essere slegate tra di loro ma in realtà fanno tutte parte di un percorso necessario al recupero di stili e stilemi risultati fondamentali per lo sviluppo della musica dalla seconda metà del Novecento in poi. Il tema caldo di questi giorni riguardo il film “Mixed By Erry” il cui sistema di compilazione delle cassette contraffate, e poi vendute, è immediatamente accostato a ciò che fa l’algoritmo di Spotify; o il ruolo che Soundcloud, altra piattaforma streaming, ha rivestito nel corso degli anni come vero mezzo per divulgare la propria musica inedita e fonte a cui attingono le case discografiche per scritturare nuovi talenti (Jay-Z con la sua Jay Electronica). Due esempi su tanti che si potrebbero fare per evidenziare quanto forte sia questo “ritorno al passato”, le cui motivazioni possono essere tante e diverse, anche se sicuramente ce n’è una su tutte: la storia è ciclica. È proprio il tempo quello che ha mosso il duo Trrmà, Giovanni Todisco (batteria) e Giuseppe Candiano (elettronica), nel compilare Mixtape Vol. 2, pubblicato a fine gennaio su cassetta da Hyperjazz Records: “Durante la pandemia volevamo trovare un modo veloce e immediato per far sentire la nostra musica; avere qualcosa da far girare nel “quartiere” che tieni nel cofano della macchina all’uscita dei concerti e che non fosse impegnativo come un album vero e proprio, con dei beat di due tre minuti con cui immediatamente cali l’ascoltatore nel tuo mondo. E in effetti ci è servito per entrare in contatto con Hyperjazz, la label che ha deciso di pubblicarlo”. Un secondo lavoro che conferma quel loro approccio Jazz, e non lo stile puro, a garanzia di una spazialità maggiore per i generi mescolati dal duo e riversati in un mixtape che suona all’occorrenza ora elettronico, ora hip hop, senza mai tracciare nettamente confini. Strumentale, ritmico, lisergico e minimale non solo nella scelta degli strumenti usati, ma anche dei temi musicali, la cui composizione e costruzione non è il risultato di un jam session, come potrebbe lasciar pensare l’ascolto e la matrice Jazz che li guida: “Di solito io (Giuseppe, ndr) realizzo delle parti di elettronica che invio a Giovanni, che le edita a suo piacimento per costruirci su dei beat e registra delle drums provvisorie. Poi nell’ultima parte siamo in studio insieme a Francesco Piro, che oltre a registrare e produrre tutte le batterie analogiche, ha lavorato alla struttura finale, al mixing, al sound design e al mastering”. Le esperienze collezionate nel tempo (Charlemagne Palestine o Jamalaadeen Tacuma), l’attenzione della stampa estera, le loro pregresse vite musicali al di fuori e prima dei Trrmà sono tutte affidate a questi quaranta minuti di musica artigianale, nel senso puro del termine, perché costruita pezzo dopo pezzo con uno spirito creativo che guarda al passato ma cibandosi anche di ciò che è presente: “Tra i gruppi che stimiamo in questo momento in Italia sicuramente Meg, Go Dugong, Studio Murena, Khalab, Enea Pascal, Fuck La Creme. Mentre in UK Ivy Lab, Chunky e parte del catalogo Hyperdub (Proc Fiskal, Foodman, Ikonika su tutti), tra le big star Sophie (RIP). machinedrum, Jimmy Edgar, Jpegmafia”. Mixtape Vol. II non è soltanto ciò che viene dopo in senso meramente cronologico ma è un tassello in più che si aggiunge ad un progetto musicale ben solido e sempre più a fuoco. Se la stampa estera guarda molto ai Trrmà, prendiamo esempio e immergiamoci nel loro microchip jazz.