TRICKFINGER, Trickfinger

TRICKFINGER, Trickfinger

Che John Frusciante fosse in pieno trip elettronico ormai è un dato di fatto, anche perché di manovre imprevedibili nella sua carriera, a margine dei Red Hot Chili Peppers, se ne contano diverse. Però, quando qualche mese fa ufficializzava l’uscita di un disco incondizionatamente acid, l’effetto sorpresa non fu poco, tanto per i fedelissimi quanto per chi, come il sottoscritto, continuava a pensarlo principalmente come l’ex chitarrista della band californiana.

Per l’occasione Frusciante rispolvera l’alias Trickfinger, già utilizzato nel 2012 per un ep di tutt’altra pasta sonora. Il lavoro esce per Absurd Recordings (anche Donato Dozzy nel catalogo) alla voce “Acid Test”, ormai a tutti gli effetti sub-label dell’etichetta di Los Angeles. Il punto è che, a differenza di molti altri titoli così targati, qui non si tratta di esplorare quella materia nel tentativo di scoprire nuovi possibili risvolti: Trickfinger, al contrario, di quei suoni sembra una sorta di riproposizione, un sogno esperito oggi ma rivolto al passato, dove il ruolo di protagonista (frenetica) spetta alla Roland 303. Eppure l’album ha un suo perché, nonostante non intenda ampliare i confini di un genere che nella sua forma basica continua a odorare di camerette polverose. Gli otto brani viaggiano all’incirca sulla stessa lunghezza d’onda, mantenendo pressoché inalterato un certo livello di tensione, che raggiunge il picco nella ricca sintassi ritmica di “Sain” e nel 4/4 spedito di “Exlam”, mentre “85h” manda in orbita degli stranianti giochi armonici: la Rephlex dei primi Novanta è parecchio vicina. Ad ogni modo, i momenti migliori sono l’iniziale “After Below”, introduzione slo-trance la cui melodia suadente è una piccola epifania in tutto quello scarrellare di snare, e la conclusiva “Phurip”, vero assalto carico di groove baldanzoso. Non male anche “Before Above”, tutta bleep ed elucubrazioni nostalgiche, con il basso angolare, alla LFO, in grado di far digrignare i denti.

Per chi non l’avesse capito, siamo insomma dalle parti del Richard D. James in tenuta AFX. A volte l’effetto carta carbone è un po’ troppo evidente, ma ciò non toglie che Frusciante maneggi la strumentazione in modo genuino e con sicura maestria. E poi, vallo a trovare un altro musicista che con tutti i guadagni di una macchina sputa-soldi come i RHCP continua imperterrito a cercare la propria dimensione, a scovarne le sfumature reinventandosi di volta in volta. Un senso di irrequietezza interiore che Trickfinger esprime appieno.

Tracklist

01. After Below
02. Before Above
03. Rainover
04. Sain
05. Exlam
06. 85h
07. 4:30
08. Phurip