TRENCHROT, Necronomic Warfare
Nome nuovo dagli Stati Uniti: primo disco per i Trenchrot dopo il demo dello scorso anno ed è già un lavoro parecchio maturo. Non è qualcosa di scontato, perché i pezzi vivono di parecchie influenze diverse e rendere il tutto organico richiede perizia. Ok, siamo comunque in territorio death metal anni Novanta, ma l’area è tutto fuorché omogenea, come si sa: se leggessi che un gruppo è influenzato contemporaneamente da Atheist e Baphomet mi verrebbe da pensare che il gruppo sia geniale il recensore uno scemo. I Trenchrot, intanto, hanno un gran bel suono di chitarra, molto naturale, per nulla moderno, spesso e tagliente come gli Asphyx insegnano. Anche dal punto di vista compositivo gli Asphyx di The Rack troneggiano come influenza, per non parlare della voce, che in più di un momento ricorda quella di Martin Van Drunen. I Trenchrot sono però più vari e meno monolitici rispetto agli olandesi, ci sono sia parti ultraveloci sia lente (con rimandi agli Autopsy), parti d-beat che, a parte il suono, possono ricordare il death svedese e, inoltre, tappeti di doppia cassa che non possono non far venire in mente i Bolt Thrower, sia quelli di War Master, sia quelli più recenti di Those Once Loyal (vedi le armonizzazioni su “Necrotic Victory” o “Necronomic Warfare”). Il pregio dei Trenchrot è quello di saper mettere insieme questo spettro di influenze diverse con molta naturalezza, perché non c’è mai l’effetto “patchwork”. Oltre alla capacità di scrivere i pezzi, l’altro collante è rappresetato dalla chitarra solista, col suo stile particolarmente melodico e personale, direi. Il connubio Asphyx/Bolt Thrower potrà far venire in mente gli Hail Of Bullets a qualcuno, ma i Trenchrot guardano più al passato, mentre ritengo gli Hail Of Bullets un gruppo di death metal moderno (e suonare death metal con un approccio moderno sfornando dischi di quel calibro è un’impresa che riesce solo agli Hail Of Bullets e a pochi altri eletti, per inciso). Il disco include anche i tre pezzi del demo, quindi non vedo ragioni per lasciarselo sfuggire. Voto: sempre e comunque revival death metal, ma qualità alta per emergere dalla massa.