TREEDEON, Under The Manchineel
Secondo album per i Treedeon, sempre su Exile On Mainstream ma con una line up rinnovata dall’ingresso di un nuovo batterista – proveniente dagli Alphatrip – a fiancheggiare Arne (Ulme) e Yvonne (Jingo De Lunch). Il nuovo capitolo del trio tedesco mostra una band ancora più coesa e rabbiosa, saldamente aggrappata a una formula che include la pesantezza dello sludge e la violenza iconoclasta del noise, ingredienti base per un banchetto che non fa specie trovare sulla stessa etichetta che ha dato ospitalità ai nostri beniamini Black Shape Of Nexus. Proprio la spessa coltre sonora dei connazionali rappresenta il termine di paragone migliore per comprendere e magari esemplificare in modo verosimile la colata di pece che fuoriesce dalle casse durante l’ascolto di Under the Manchineel, un disco che ha però nel suo arsenale una voce duttile come quella di Yvonne e sa come utilizzarla per inserire melodie stridenti, inquietanti cantilene che si incuneano nel muro del suono e aprono fessure da cui sbirciare fuori. Se pensate questo porti qualche solarità all’insieme, siete purtroppo fuori strada, perché al contrario ci si spinge ancora più a fondo nella follia, in un panorama da incubo che si fa via via più spettrale con l’avanzare dei minuti, fino a precipitare e infine implodere nella doppietta finale “Protoplanet”/“Wasicu”, perfetta catarsi con i suoi sedici e passa minuti di puro delirio in cui la voce riesce a sopraffare gli strumenti fino a piegarli completamente al suo volere. La forza di questo lavoro sta proprio in questo mutare pelle attraverso un processo che ne pervade l’intero svolgersi, così da trasportare l’ascoltatore da un capo all’altro del pianeta Treedeon in modo furtivo, persino subdolo nel suo mantenere sempre un’identità ben delineata, una cifra stilistica cangiante ma mai contraddittoria. La presenza di testi rabbiosi e ricchi di riferimenti all’attuale scenario socio/politico non fa che aumentare l’impatto del tutto grazie ad un taglio distopico ben poco rassicurante. Difficile esprimere a parole l’effetto che un album simile riesce a provocare una volta entrato in circolo, molto meglio consigliarne l’ascolto e lasciare che parli in prima persona.
Tracklist
01. Cheetoh
02. Death Of Ceres
03. Breathing A Vein
04. No Hell
05. Manchineel
06. Protoplanet
07. Wasicu